Gli anziani soli da mesi ora fateceli vedere

La lettera al giornale

Gli anziani soli da mesi, ora fateceli vedere

Questo è un grido d'aiuto che arriva dal cuore, dal cuore di un marito e dal cuore di tre figli che non vedono la propria moglie la propria madre da quasi tre mesi, perché lei è ospite residente presso una RSA. Siamo stati in silenzio, vivendo nel buio, spaventati perché questo virus, nemico invisibile si è insinuato nelle nostre vite portandoci via la possibilità di stare vicino ai nostri cari. Momenti difficili per chi stava dentro a lavorare e per chi stava fuori ad aspettare notizie temendo il peggio.

Abbiamo avuto e abbiamo ancora adesso rispetto e gratitudine per chi ha assistito e curato con dedizione e affetto i nostri anziani ospiti.

Molti non ci sono più e un vuoto immenso mi pervade e un nodo mi stringe la gola, volti e sguardi che non troverò più perché il virus se li è portati via e ora non voglio che la tristezza, il senso dell'abbandono che stan provando i sopravissuti, ci portino via anche quelli che son rimasti. Loro ci stanno aspettando da troppo tempo e noi aspettiamo di rivederli, si rivederli dopo tanto tempo, da una vetrata, con una mascherina o in giardino mantenendo le distanze di sicurezza, seguendo i protocolli, prenotando un appuntamento usando una stanza munita di un purificatore ad ozono... Siamo disposti ad adottare qualsiasi tipo di precauzione purché ci sia consentita una visita, anche breve, ma che ci sia. È crudele non poter guardare, parlare e dichiarare la nostra presenza a chi amiamo e portiamo nel cuore.

Siamo stanchi e impauriti ma non voglio sentirmi dire ancora "dobbiamo tutelarli, loro sono fragili": non posso credere che non ci sia una via, non ci sia una soluzione per risolvere questo problema senza rischiare di creare loro un danno più grande di quello che possono essere la solitudine e il senso dell'abbandono. Ora è arrivato il tempo per voi, preposti a prendere le decisioni, di dare a noi la possibilità di vederli e non dico abbracciarli accarezzarli, ma semplicemente di vederli per far capire loro che ci siamo e che non li abbiamo abbandonati. Vi chiedo per un momento di mettervi al nostro posto, così da immaginare quanto grande possa essere il nostro dolore in questo momento.

Ginetta Matteotti


 

Una via va trovata

Insieme a voi con tutto il cuore, penso anch'io che una via non ci possa non essere.

E quella via va trovata. A maggior ragione in una terra d'autonomia come la nostra.

Nella vostra lettera c'è tutto: il dolore, il senso dell'assenza, il rispetto delle regole, la disponibilità a fare qualsiasi cosa pur di vedere vostra madre (e la moglie, nel caso di vostro padre), ma ci sono anche, nella vostra garbata lettera, l'esasperazione, l'urgenza di un incontro, di un abbraccio, di una carezza data anche magari solo con uno sguardo.

Vi garantisco una cosa: noi continueremo a sollecitare chi di dovere. Ci sono due grandi buchi neri, nella ripartenza: l'impossibilità di vedere - anche da lontano, anche con tutte le protezioni necessarie - i nostri cari che sono in casa di riposo, e la chiusura delle scuole.

Due "chiusure" che saranno ferite che ci porteremo dietro a lungo. Perché anche la solitudine uccide, perché anche il distacco segna, perché una società che non pensa ai propri anziani e ai propri giovani è una società che non ha passato e non ha futuro.

lettere@ladige.it

 

comments powered by Disqus