Senza lavoro e senza casa, costretto a vivere in tenda
La pioggia, il vento, addirittura la neve. Non è una vita facile quella dei senzatetto in questo momento. E come se non bastasse, l'emergenza sanitaria ha costretto gli operatori del settore a tagliare una ingente quantità di posti letto. Ma ci sono storie, come quella di Igor, che meritano di essere raccontate. Igor ha trent'anni, viene dall'Ucraina e dal 2003 vive in Trentino. Dopo aver perso il posto di lavoro come magazziniere, a causa di un taglio di personale nell'azienda in cui pensava di aver raggiunto un equilibrio, si è ritrovato senza nulla. Costretto a vivere in una tenda nei pressi di un boschetto di Pergine Valsugana, Igor ha fatto domanda al Punto di Incontro di Trento per un posto letto, senza però ricevere disponibilità. «Ho fatto richiesta più di due settimane fa, ma al momento non ci sono possibilità di entrare in una qualche struttura - spiega Igor - Le uniche soluzioni sarebbero quella di aprirne di nuove oppure sperare che, al termine dei 30 giorni di permanenza di un altro ospite, il suo posto si liberi per me. Attualmente mi trovo da un amico ma da domani sarò nuovamente in tenda. Fortunatamente con qualche coperta in più, ma con la paura che un albero mi crolli addosso a causa del forte vento. La pioggia non è un problema, perché tutto sommato sono al coperto, ma il freddo dell'inverno è duro».
Quaranta i posti in meno quest'anno in favore dei senzatetto, come riportato dall'Assemblea Antirazzista di Trento solo lo scorso 19 novembre: 191 i posti disponibili nel 2019, divenuti circa 150 a causa delle norme che regolano i distanziamenti sociali, a fronte di un numero di domande che sulla carta era di 140 ma che, come evidente anche nel caso di Igor, in realtà è ben superiore rispetto alla disponibilità dei posti. «Mi chiedo perché non convertire vecchie case abbandonate in strutture per persone in difficoltà» è l'ipotesi avanzata da Igor, che rispetto proprio agli edifici abbandonati aggiunge: «Spesso ho provato ad entrare in qualche casa, anche nei dintorni di Pergine, ma porte e finestre sono murate, come alla ex stazione di Roncogno. Rispetto alla domanda per accedere ai dormitori, ho riprovato qualche giorno fa ma ancora una volta mi hanno detto che non ci sono posti. Dovrò aspettare, nel frattempo resterò nella tenda come fatto fino a questo momento. Spostarmi a Trento? No, lì la situazione è peggiore e pericolosa». Igor infatti racconta come, ad alcuni suoi conoscenti, siano capitati episodi di violenza o furti mentre trascorrevano delle notti in edifici abbandonati in città. Oppure come, in alcuni casi, è successo che rappresentanti di certe forze politiche (in particolare consiglieri comunali) siano andati a ricercare e filmare persone che occupavano case per trascorrerci la notte. «Purtroppo poi queste fotografie o video vengono postati sui social e noi ovviamente siamo fortemente penalizzati», ha concluso Igor.
«La speranza - spiega Jacopo Zannini, ex consigliere comunale che ha sempre seguito queste vicende - è quella che vengano potenziate in futuro le strutture. Il numero di chi non riesce a trovare un posto letto in un momento complesso come queste feste segnate dall'emergenza sanitaria dovrebbe essere poco inferiore alle cento persone. Il Comune e la Provincia parlano di una prossima apertura di un spazio gestito dalla Caritas ma si parla di altri 40 posti in più, e gli altri 50 che resterebbero per strada».