Case di riposo chiuse, ma non tutte: la sperimentazione continua in quattro realtà trentine
Anche con la zona rossa le visite in sicurezza in base alle decisioni dei direttori sanitari delle strutture
CORONAVIRUS I dati diffusi nella giornata di ieri
IL VIDEO Zona rossa: cosa si può fare oppure no
TRENTO. Trentino in zona rossa e dunque la maggior parte delle Apsp hanno sospeso le visite dei parenti nelle strutture. Si è tornati all'improvviso alle videochiamate, senza possibilità di incontro nemmeno dietro a un vetro o una plexiglas nonostante praticamente tutti gli ospiti siano protetti dalla doppia dose di vaccino.
Una situazione che ha creato malumore e che nei giorni scorsi aveva spinto il Comitato dei familiari Rsa Unite a lanciare un appello per la riapertura. Appello che però è caduto nel vuoto. Non in tutte le Apsp, però, i cancelli sono chiusi.
Quattro delle Apsp che avevano sposato il progetto sperimentale a causa del quale il Cda di Upipa ha chiesto le dimissioni della presidente Francesa Parolari, continueranno con le visite in presenza. Si tratta delle Apsp di Povo, Avio, Cavedine e Nomi.
Proprio nelle scorse ore il direttore generale del dipartimento salute e politiche sociali Giancarlo Ruscitti ha inviato una circolare nella quale veniva specificato che le visite dei familiari possono avvenire solo previa autorizzazione del direttore sanitario dell'ente per i servizi sociali che effettua una valutazione dei rischi/benefici dell'incontro in relazione alle necessità psico-fisiche delle persone.
Sulla base di questa specificazione le Apsp che hanno aderito al progetto sperimentale hanno ritenuto le visite parte integrante del percorso di cura degli ospiti e dunque le hanno autorizzate una volta a settimana per un singolo parente che avrà dunque anche l'autorizzazione per lo spostamento dalla propria residenza alla casa di riposo dove è ospite il parente.
Sul fronte della spaccatura all'interno di Upipa, invece, sono giunte una ventina di richieste di convocazione dell'assemblea. All'ordine del giorno «la valutazione del comportamento tenuto dalla presidente successivamente all'incontro del 15 febbraio relativamente alle iniziative di apertura ai familiari delle Rsa ed eventuale adozione dei provvedimenti di revoca nei suoi confronti».
Secondo lo statuto di Upipa ora la presidente ha tempo fino ad un massimo di 30 giorni per convocare l'assemblea. A quel punto ci sarà la resa dei conti.
Difficile pensare ad un chiarimento considerato che la presidente è convintissima della bontà del suo operato e del progetto sperimentale portato avanti mentre gli altri membri del Cda si sono sentiti "traditi" dalla fuga in avanti non condivisa. Per il momento la presidente Parolari ha scelto la linea del silenzio sulla questione dimissioni, ma ha risposto alle dichiarazioni della consigliera Patt Paola Demagri.
«Spiace che la consigliera Demagri non capisca che l'unità del sistema non è un valore, quando ci sono valori etici ben più grandi. La salute dei nostri anziani va oltre l'importanza di lavorare come sistema, se questo sistema è sordo ai loro bisogni. Non si fa politica sulla pelle degli anziani».