I vaccini ai disabili? Tante promesse ma nessun fatto concreto, la denuncia di Anffas
Quattro persone Down ricoverate, il presidente Enderle punta il dito su Provincia e Azienda Sanitaria che da un mese e mezzo garantiscono l’avvio: «Parole al vento»
TRENTO. Era l’8 febbraio e l’assessore alla sanità del Trentino, Stefania Segnana, riceveva le associazioni che si occupano di disabilità, che le chiedevano una corsia prioritaria per i vaccini ai disabili. Segnana prometteva una veloce partenza: «Alle associazioni e cooperative che si occupano di disabilità abbiamo detto di inviarci le loro richieste, il numero degli ospiti, degli educatori e dei professionisti che hanno l’interesse a ricevere il vaccino. Sulla base di questi dati verrà stilato un nuovo cronoprogramma».
E’ passato un mese e mezzo e Segnana, insieme a Fugatti, ha avuto il tempo di presentarsi 26 volte in conferenza stampa facebook a leggere il “pizzino” dei morti e ricoverati. Ha anche trovato il tempo di presentare il «Voucher sport per le famiglie» e volare a Roma con il presidente per incontrare la neo-ministra della disabilità, Erika Stefani, leghista. Alla quale hanno illustrato «l’eccellenza trentina» nel settore.
Ma di vaccinazione per i disabili, annunciate un paio di volte con «nei prossimi giorni», non si vede l’ombra. Se nella protezione delle persone anziane siamo al top a livello nazionale, in un'altra speciale "classifica" siamo tristemente in fondo. Stiamo parlando delle vaccinazioni ai disabili. Ci sono state, da settimane, lettere, appelli, interviste, richieste, ma fino ad ora Provincia e Azienda sanitaria sono rimaste totalmente sorde e ferme di fronte alla questione.
Nella giornata mondiale della sindrome di down, l’altroieri è arrivata la denuncia del presidente di Anffas, Luciano Enderle. «Siamo davvero molto preoccupati - ha detto ai microfoni delle televisioni locali - anche perché solo nella giornata di sabato sono state ricoverate in ospedale per Covid ben 4 persone disabili. Il Trentino è sempre stato all'avanguardia nell'attenzione alle persone più fragili, anche perché la civiltà di una comunità la si misura da questo. Purtroppo in questo caso, ovvero nella campagna vaccinale, siamo all'ultimo posto a livello nazionale, seppur in compagnia di altri territori».
Fino ad ora qualche segnale di apertura e di attenzione c'è stato, ma solamente a parole. Parole che sono volate via con il vento, senza alcuna azione concreta. «Nonostante le sollecitazioni non abbiamo avuto risposte concrete fino ad oggi. Devo dire che siamo davvero preoccupati e lo sono anche tutte le mille persone che gravitano nel mondo di Anffas. Speriamo che non si arrivi a noi troppo tardi. Speriamo che non venga messo il semaforo quando ormai l'incidente è avvenuto».