Concorsi per giovani docenti, la «norma Brunetta» manda in fibrillazione il governo
In tutti i concorsi pubblici niente prove in presenza, ma «valutazione» di titoli ed esperienza: «Così si favorisce chi può pagarsi un master, e si assumono solo quelli che già lavorano nel pubblico»
ROMA. Maggioranza in fibrillazione a causa delle nuove norme sui concorsi pubblici volute dal ministro Renato Brunetta che riguardano anche quasi 150 mila giovani neolaureati, under 30, che vorrebbero insegnare.
Il decreto legge 44 del 2021 contiene le misure per sbloccare i concorsi pubblici sospesi a causa della pandemia ma alcune norme fanno discutere: secondo alcuni, infatti, il nuovo impianto concorsuale penalizza i neolaureati, privilegiando titoli ed esperienza, e crea le premesse per un nuovo boom di precari, prevedendo, nella Pa, contratti a tempo. La valutazione dei titoli in luogo di una prova preselettiva - fanno notare per esempio molti esponenti M5S - farà sì che solo chi ha conseguito un master o un diploma in scuola di specializzazione (titoli che non tutti i ragazzi, sebbene meritevoli, possono permettersi economicamente) potrà accedere alla prova scritta.
La valutazione del servizio farà invece sì che nella PA possa essere assunto solo chi vi ha già precedentemente prestato servizio.
"In un colpo solo il Ministro Brunetta ha fatto fuori il principio di uguaglianza e quello di efficienza della P.A", è l'accusa di senatori e deputati pantastellati.
"Con quale coraggio ci lamentiamo del fatto che ogni anno decine di migliaia di ragazzi lasciano l'Italia? Prima li formiamo a scuola e nelle università poi però ne ostacoliamo l'ingresso nel mondo del lavoro", tuona l'ex ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina.
Anche il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, da alcuni giorni sta ponendo il tema "delle discriminazioni presenti nelle nuove norme, che favoriscono chi si può permettere i master. Ora il governo non ha alibi: di fronte a questo passo falso - chiede - faccia subito marcia indietro".
Un altolà alle norme Brunetta arrivano anche dal Pd con la deputata Chiara Gribaudo. "Non possiamo permetterci che procedure troppo semplificate finiscano per discriminare i giovani, senza assumere davvero i più bravi. Né il concorso può essere una sanatoria del precariato", dice.
Anche per i parlamentari di «L'Alternativa c'è» la riforma Brunetta "è a forte rischio di incostituzionalità e certamente contrasta con l'interesse pubblico di selezionare il personale più competente".
Una difesa della norma Brunetta arriva dalla Uil Scuola guidata da Pino Turi. "Il ministro Brunetta - a cui non abbiamo mai risparmiato critiche, commenta Turi - ha il coraggio di invertire la narrazione e dice in chiaro che una prova preselettiva a crocette che ammette ad un concorso che magari dura anni, è un errore e che bisogna cambiare".
Intanto con la ripresa della scuola, si avvicina anche il momento delle valutazioni finali e delle ammissioni agli esami di terza media e di Maturità. Il ministero dell'Istruzione ha previsto che l'ammissione agli esami sia deliberata dal Consiglio di classe e dunque che si possa essere anche non ammessi o rimandati nel caso non si frequenti l'ultimo anno delle superiori. Rispondendo a due sondaggi svolti in queste ore, inaspettatamente, tanto gli studenti quanto i docenti credono sia giusto bocciare lo studente che presenta insufficienze nonostante l'anno scolastico sia stato caratterizzato dal Covid e dalla didattica a distanza. Lo ritiene il 60% dei professori e il 56% degli studenti. Per la gran parte di questi ultimi, infatti, chi vuole si può impegnare tanto a scuola quanto in Dad. Sempre sul fronte scuola, infine, i maggiori sindacati - Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda - che ieri avevano chiesto un incontro al ministero dell'Istruzione dopo le tante, a volte contrastanti notizie sul vaccino di Astrazeneca somministrato all'80% del personale della scuola, hanno ottenuto la convocazione richiesta: saranno ricevuti lunedì 12 aprile.