Riaperture delle Rsa, i familiari: “Ci sono le condizioni per aumentare la durata e la frequenza delle visite in presenza”
Il Comitato dei parenti degli ospiti si rivolge direttamente all’assessora Segnana: “Con l’aumento delle vaccinazioni ci sono le condizioni per stare più vicini ai nostri cari”. E sollevano una serie di problematiche
TRENTO. Riapertura delle Rsa per le visite dei parenti agli ospiti, c’è ancora molto da fare. Lo dice “Rsa Unite”, comitato che raccoglie i rappresentanti dei familiari della maggior parte delle Rsa/Apsp del Trentino.
“Se questo primo passaggio è da considerare come un inizio, è di certo apprezzabile” spiegano. E proseguono: “Si vuole tuttavia pensare che a breve si possa approfittare delle vaccinazioni in progressivo aumento, degli spazi aperti e della bella stagione per aumentare la durata e la frequenza delle visite con maggiori postazioni disponibili e permettere ai parenti di entrare in struttura fino alle zone di degenza per stare vicino ed assistere i propri cari. Già ad inizio aprile il comitato aveva richiesto all’assessora Segnana e a tutti i direttori sanitari delle Rsa trentine il potenziamento delle visite “sia in termini di tempo che di frequenza” e l’accesso all’interno delle strutture nelle zone di degenza, in particolar modo per quei familiari con immunità comprovata”.
Visite nelle strutture
“Considerato l’ampio livello di diffusione immunitaria all’interno delle strutture, i familiari devono ora avere la possibilità di entrare a contatto con i propri cari a cadenza giornaliera e durata maggiore”- sostengono i responsabili del comitato. “Abbiamo aspettato il vaccino con ansia e non possiamo ora non avvantaggiarcene appieno: i decadimenti sono visibili in maniera evidente ed i residenti hanno bisogno di noi. Da oltre un anno infatti si era atteso il vaccino e, da quando arrivato ad oggi – si ricorda che i primi vaccinati con seconda dose completata risaliva a fine gennaio – si offrono visite solo contingentate e senza la possibilità per gli ospiti di uscire dalle strutture.
Anche il governo di Roma ha recentemente dichiarato di avere avviato una elaborazione con le regioni per “riaprire le visite alle RSA”. Il comitato ne prende atto ed “auspica che nel breve periodo tali provvedimenti del governo centrale consentano di attuare una vera apertura delle strutture, permettendo l’ingresso dei familiari secondo le modalità sopra descritte. L’orientamento sembra essere quello della “linea trentina” con incontri prevalentemente all’aperto e in maniera contingentata, quindi non consentendo una apertura effettiva”.
Disparità tra Rsa
Un altro punto scottante lamentato dai familiari sono le perpetrate disparità tra una Rsa e l’altra. Nonostante le nuova modalità infatti, ancora oggi in alcune Rsa sono concesse le visite per non più di 15 minuti ogni 2 settimane – un tempo inadeguato su tutti i fronti, per le necessità dei residenti. In altre strutture le visite sono concesse anche per più volte alla settimana, con tempi che variano dai 30 ai 50 minuti o in alcuni casi per più di un’ora, quando effettuate in giardino. Alcune Rsa non concedono nemmeno l’uso degli ampi spazi nei giardini, nonostante questo sia previsto esplicitamente nelle nuove linee guida provinciali anche per i familiari non vaccinati. “Non ci spieghiamo queste disparità.” – dice il comitato – “Da più di un anno, nonostante le nostre numerose sollecitazioni, non c’è uniformità su come vengono affrontati questi temi e ormai non possiamo credere siano solo problemi organizzativi”.
Questione tamponi
Anche il tema dei tamponi sembra essere divisivo tra l’una e l’altra Rsa: alcune strutture hanno dato fin dalla prima settimana di attuazione del nuovo protocollo di visita la disponibilità per fare tamponi antigenici così come previsto dal protocollo stesso, altre strutture dichiarano di non averli a disposizione e non consentono ai familiari non vaccinati di avvicinarsi al proprio caro. Alcune Rsa non consentono neppure le visite con contatto da parte dei familiari vaccinati con prima dose se non previo tampone a spese del familiare, scegliendo così una strada indipendente dal protocollo suddetto, mentre altre ancora consentono a familiari non vaccinati di avvicinarsi al proprio caro senza bisogno di vaccino o tampone.
Il comitato conclude la propria riflessione auspicando che l’assessora Segnana si senta di coinvolgere organicamente il sentire dei familiari nelle attuali e future vicende riguardanti le Rsa, per una loro revisione anche nel contesto del nuovo piano di sviluppo strategico del servizi sanitari e come apporto alla assistenza territoriale. “Abbiamo il timore che l’attenzione sul tema delle Rsa passi tra qualche tempo in secondo piano.” – dicono infine – “La qualità di vita dei residenti e l’uniformità dei servizi deve poter essere ricontestualizzata e l’associazione dei familiari può mettere a disposizione le proprie esperienze dare un importante contributo su questo.”