Otto ordini professionali contrari, sindacati delusi, Commissione contraria: ma la giunta provinciale approva la riforma della sanità
La compagine di Fugatti come una ruspa, incurante delle critiche delle categorie e dei sindacati (e del «fuoco amico» del centrodestra che l’ha bocciata in Commissione)
IL DISEGNO Ripristino e potenziamento dei distretti sanitari
LA RIFORMA Il no della Commissione
LA CRITICA Sindacati: una riforma che non guarda al futuro
GLI INFERMIERI "Una presa in giro"
LE VALLI Fugatti: rilancio degli ospedali periferici
TRENTO. Avanti come una ruspa, nonostante il coro di critiche delle categorie (dai medici agli infermieri, ai sindacati), e il «fuoco amico» dei partiti di centrodestra (Fratelli d’Itlia e Forza Italia si sono sganciati contando contro il commissione). La giunta provinciale leghista approva ugualmente la riforma della sanità trentina.
Un comunicato della Provincia lo spiega così: «Ridefinito il modello della sanità trentina, basato sul ripristino e potenziamento dei distretti sanitari per avvicinare i servizi al cittadino e garantire omogeneità delle cure attraverso un’unica rete ospedaliera, in un’ottica di “ospedale policentrico”. La riorganizzazione proposta dalla Giunta per l’Azienda provinciale per i servizi sanitari compie un passo decisivo. La delibera, proposta dall’assessore alla salute, è stata approvata in via definitiva dall’esecutivo, al termine di un percorso che ha visto l’adozione in via preliminare e la presentazione oltre che alla IV Commissione consiliare (voto negativo, ndr), agli stakeholders del territorio (tutti contrari, ndr), come la Consulta per la salute, le organizzazioni sindacali, il Consiglio sanitario e il Consiglio delle autonomie locali.
Con il provvedimento si supera definitivamente il modello organizzativo sperimentale introdotto per Apss nel 2016, per dare concreta attuazione alle indicazioni contenute nel programma di legislatura e al programma di sviluppo provinciale. Documenti con i quali l’Amministrazione ha inteso puntare e valorizzare la prossimità all’utente nell’erogazione dei servizi territoriali e ospedalieri.
Numerosi i capisaldi, gli interventi e le strategie attraverso cui si attua la riorganizzazione. La finalità è rispondere alle criticità messe in luce dalla pandemia e non solo da quest’ultima, come anche valorizzare i punti di forza del sistema trentino. Della riforma sono punti centrali il ripristino e il potenziamento dei distretti sanitari che attraverso l’istituzione delle reti professionali locali, i Dipartimenti e l’apporto dei professionisti della medicina convenzionata e delle altre professioni sanitarie, ivi compresi gli infermieri di famiglia, garantiranno prossimità delle cure ed un approccio integrato della presa in carico del paziente.
Altro punto di forza della riorganizzazione è il potenziamento del Dipartimento di prevenzione affinché tutti i momenti di contatto con le persone diventino occasioni per promuovere la salute, nonché l’organizzazione della Scuola di Medicina e Chirurgia di Trento in relazione all’avvio nel corso del 2020 del corso di laurea magistrale interateneo in medicina e chirurgia presso l’università di Trento.
Inoltre ogni ospedale sarà caratterizzato come ospedale di riferimento provinciale per alcuni percorsi attraverso la definizione di un “progetto di struttura”, in un’ottica di complementarietà e sussidiarietà delle strutture nel rispetto delle esigenze locali, delle diverse funzioni e mandati di ciascun presidio ospedaliero oltre che delle esigenze dettate dalla stagionalità».
Fin qui il comunicato ufficiale. Come una nave rompighiaccio, la riforma dell'Azienda sanitaria va avanti, incurante delle tante posizioni contrarie che vanno dagli otto ordini delle professioni sanitarie ai sindacati dei lavoratori, dalla Consulta della salute ai gruppi di lavoro, fino ad arrivare alla Quarta commissione, il luogo deputato alla discussione in seno al consiglio provinciale.
La delibera che cambierà la sanità trentina era stata bocciata a larghissima maggioranza dalla Commissione consiliare: l'unico voto favorevole è stato della leghista Mara Dalzocchio.
Si tratta di un passaggio delicato ed importante, sia per il coinvolgimento di praticamente tutti i cittadini, i fruitori ultimi della sanità pubblica, sia per il momento storico che vede nuove risorse finanziarie in arrivo, a patto però che si osservino delle precise linee guida, per ora, dice la Consulta, assenti nel documento.
Per questo, anche se si va avanti, le critiche sono tante. «La sanità trentina - sottolinea Lucia Coppola, Europa Verde - sta attraversando una grave crisi». E, dopo aver analizzato cause ed effetti, dalla carenza di personale all'aumento di tumori, dalla fuga dei medici ai pazienti che si fanno curare altrove, ha presentato un'interrogazione, chiedendo, tra l'altro: «Fra un concerto e l'altro, quale sanità per il futuro del Trentino?».
Intanto Patt, Pd e Futura (Demagri, Zeni e Zanella), prendono le distanze da questa riforma «portata avanti senza confronto», «in assenza di una valutazione dell'organizzazione in atto» e «in barba alle valutazioni dei rappresentanti del Consiglio provinciale».
Anche Ugo Rossi, di Trentino in Azione, se la prende con la «pseudo riforma della Lega», «un misto di slogan e di cose irrealizzabili».
Da notare che i mal di pancia arrivano anche dalla stessa maggioranza: a margine del documento firmato dai tre commissari in quota Fratelli d'Italia (Ambrosi, Rossato e Cia) che chiede di sospendere l'iter della delibera, anche Forza Italia, tramite il commissario provinciale Ettore Zampiccoli ritiene che «non è produttivo uno scontro sulla sanità e una contrapposizione, che non lascia margine al dialogo. La sanità non è né di destra, né di sinistra ma riguarda i cittadini». E riprende: «Se otto Ordini professionali hanno espresso le loro riserve significa che c'è qualcosa che non va». «É una situazione assurda, che non rispetta i cittadini», aggiunge Cia.