Animali / Il caso

Le rubano le pecore, la pastora di Roveda incastra i ladri con le fototrappole: quattro arrestati

Sabrina e il marito trascorrono le stagioni col gregge, 1400 pecore, dal Ballino alla Paganella, dalla Valsugana al Veneto. Hanno ritrovato i capi rubati in un recinto a Gardolo, rubati da un loro ex collaboratore romeno e tre allevatori emiliani

TRENTO. Sabrina Fuchs, 29 anni, un'infanzia trascorsa a Roveda in val dei Mocheni, dopo aver conseguito la laurea in Scienze sociali ha capito che la vita dietro ad una scrivania non faceva per lei. Il suo sogno, realizzato, era vivere all'aperto alla guida di un enorme gregge.

Insieme al marito Simone Pontello, ogni anno Sabrina Fuchs conduce tra le 1.300 e le 1.400 pecore, verso le montagne del Trentino in estate e le campagne del Veneto in inverno. Il loro è un viaggio che non finisce mai, alfieri di uno dei mestieri più antichi del mondo: il pastore transumante.

«I mesi estivi - racconta - li trascorriamo in malga, sopra al passo del Ballino. Con l'arrivo dei primi freddi ci spostiamo: raggiungiamo Fai della Paganella e poi scendiamo in Rotaliana per imboccare la Valsugana. L'inverno lo passiamo in Veneto. Qualche volta raggiungiamo il Friuli.

A primavera torniamo indietro, sempre con i nostri animali. É dura perché non ci sono sabati o domeniche e neppure festività, la casa è lontana, ma la soddisfazione che ti danno gli animali supera di gran lunga la fatica. La precedenza ce l'hanno sempre le pecore; le esigenze del pastore vengono in secondo piano».

Aiutati da 6-7 cani (che si danno i turni) e, quando si trova, un collaboratore, Sabrina e Simone camminano attraverso il Nord-Est guidando centinaia e centinaia di pecore tra le campagne di un paese che - tra autostrade, ferrovie e aree sempre più urbanizzate - lascia poco spazio alla pastorizia. Per dormire e mangiare c'è una roulotte. «In passato - racconta la pastora laureata - era più facile, ora le campagne per far mangiare le pecore sono sempre meno. La gente però ci accoglie bene: i bambini vengono a guardare il gregge, i contadini ci invitano ad andare nei loro campi. Se attraversiamo una strada qualche automobilista esagitato protesta per l'attesa, ma la maggior parte delle persone è comprensiva».

Tra i rischi del mestiere c'è anche quello di finire nel mirino dei ladri. Veri e propri razziatori, spesso pastori loro stessi, che di notte caricano furtivamente un camion e poi, dopo aver tolto le targhette identificative, portano via le pecore.

L'8 ottobre scorso Sabina e Simone hanno sventato un furto. Da mesi i conti delle pecore non tornavano. Con un gregge da 1.400 capi non è facile capire se qualche decina di capi scompare nel nulla. «Abbiamo intuito che qualcuno rubava le nostre pecore dopo aver comperato due montoni di prima, animali geneticamente modificati per resistere meglio alle malattie. Li avevo pagati 1.100 euro l'uno. Entrambi erano scomparsi, anzi erano stati rubati».

La conferma è arrivata in autunno. Dopo aver trascorso l'estate in montagna il gregge aveva ripreso il suo lungo viaggio verso il Veneto. Gli animali erano in un recinto a Spini di Gardolo. «Per sicurezza - racconta Sabrina - ho installato una fototrappola collegata al nostro telefono cellulare. L'ho accesa alle 8 e 30 di sera. Quella stessa notte, tre minuti dopo la mezzanotte, il dispositivo ha iniziato a suonare segnalando la presenza di un camion. Noi quel giorno eravamo tornati a casa, in val dei Mocheni. Con il cuore che batteva all'impazzata, con mio marito ci siano vestiti alla velocità della luce e siamo partiti in macchina diretti a Spini. Siamo arrivati giusto in tempo. Le nostre povere pecore, quasi tutte gravide, erano stipate in un camion, dopo essere stata caricate in 35 minuti, una velocità assurda. Ho bloccato il camion mettendo il nostro fuoristrada di traverso in attesa dei carabinieri. Tra i ladri c'era anche un nostro collaboratore, circostanza che ha reso tutto ancora più spiacevole».

Quella sera sono stati arrestati in quattro: l'ex dipendente romeno e tre allevatori emiliani, alcuni con precedenti specifici. Al processo nei giorni scorsi Sabrina e il marito si sono costituiti parte civile attraverso l'avvocata Anais Tonel. Chiedono il risarcimento dei danni patrimoniali ma anche morali per la sofferenza patita dagli animali.

«Abbiamo chiesto - sottolinea l'avvocata Tonel - che oltre al reato di abigeato venga contestato ai quattro imputati anche il maltrattamento di animali». Nella folle corsa per caricare 50 pecore gravide, diversi animali si sono rotti le zampe e due agnelli sono morti calpestati. «È un fatto inaccettabile - sottolinea Sabina Fuchs raggiunta al telefono accampata con le sue 1.400 pecore nel trevigiano - in queste situazioni è importante sporgere denuncia e chiedere giustizia».

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