Mercato delle mele, costi alle stelle per i produttori mettono a rischio la remunerazione del prodotto
Aumento esponenziale dei prezzi dei fitofarmaci, degli imballaggi e dell’energia, persiste a livello globale la difficoltà di reperire container. E poi c’è la guerra in Ucraina
EMERGENZA L'allarme delle aziende agricole
TRENTO. Martedì 8 marzo si è tenuta la abituale riunione del Comitato Marketing di Assomela che ha avuto modo di valutare le dinamiche di mercato ed ancora una volta gli elementi che lo stanno fortemente condizionando.
All’incontro ha partecipato anche Philippe Binard, segretario generale di Freshfel, che ha inquadrato la attuale situazione del sistema ortofrutticolo e melicolo europeo tra aumento dei costi, embargo, difficoltà logistiche e guerra in Ucraina, descrivendo le iniziative che l’associazione sta sostenendo e monitorando presso le istituzioni europee. Sono state inoltre analizzate le previsioni di produzione e di export dell’emisfero sud pubblicate da WAPA la scorsa settimana.
Per quanto riguarda il mercato, le vendite nel mese di febbraio hanno fatto segnare un andamento in linea con le stagioni precedenti, con 191.000 tons decumulate. Le giacenze al primo febbraio di mele da tavola si riducono a quota 827.458 tonnellate, leggermente superiori alla media degli anni precedenti.
Il mercato è certamente appesantito, in modo particolare per le mele di II categoria e quelle di minor calibro, problema trasversale alla maggior parte delle varietà. A livello di cultivar, le vendite di Golden Delicious in febbraio superano quelle del mese precedente e si assestano a quota 59.000 tonnellate. Complice la produzione ridotta, le giacenze di Red Delicious raggiungono le 76.000 tonnellate. grazie anche alla buona ricettività del mercato indiano.
Le vendite di Gala, con una produzione record nel 2021, seguono i piani di decumulo, e si prospetta una conclusione della campagna equilibrata per il mese di aprile.
Sono 40.000 le tonnellate. in giacenza della varietà Granny Smith, mentre le vendite di Fuji in febbraio a 15.600 ton. sono leggermente inferiori alla media degli anni precedenti.
Come già sottolineato lo scorso mese, il mercato procede meglio internamente ed in UE piuttosto che in oltremare, persistendo i noti problemi di reperimento dei container ed in generale a causa dei costi crescenti di logistica. Dopo l’embargo bielorusso che ha complicato i flussi dai paesi dell’est, la richiesta di lettera di credito per i pagamenti in Egitto – fattore che rallenta certamente le transazioni – ora la guerra in Ucraina aumenta ancora di più costi di energia e materie prime, ponendo ulteriormente sotto pressione il settore e certamente la futura remunerazione dei produttori.
Per quanto riguarda le previsioni dell’Emisfero Sud, ci si aspetta una produzione inferiore del 7% rispetto allo scorso anno, a 4.864.000 tonnellate, con una perdita di produzione importante in Brasile (-30%) e Argentina (-11%). I problemi di costi crescenti e difficoltà alla logistica affliggono anche questi paesi e stanno già limitando la capacità degli operatori di esportare nell’Emisfero Nord. Inoltre, almeno al momento, non sembra possibile che la merce destinata al mercato russo possa facilmente raggiungere l’Europa considerate la varietà e la qualità del prodotto, non adatte alla richiesta dei consumatori europei.
In relazione alla questione costi, secondo le rilevazioni di Freshfel che ha condotto alcuni studi coinvolgendo i propri soci ed università di rilevo, i costi per i prodotti fitosanitari sono aumentati del 20-30%, quelli dei pallet del 100%, degli imballaggi in legno del 50%, di quelli in plastica del 20%-30%, di quelli in cartone del 40%.
A questo vanno aggiunti i costi dell’energia, che è aumentata del 200% tra il 2019 ed il 2021 e del gas che nello stesso arco di tempo è cresciuto di quattro volte, impattano fortemente su un settore come quello melicolo che si affida alla frigoconservazione o sulla trasformazione del prodotto. A questi fattori si aggiunge l’impatto dei fattori di produzione aziendale, come i fertilizzanti con costi aumentati tra 80 – 100%, o le assicurazioni, che impattano direttamente sulle aziende agricole.
«È evidente – dice il comunicato Assomela – come questi costi non possano essere interamente assorbiti dai produttori, primo anello della catena di approvvigionamento, ma, al netto di necessari ed urgenti interventi di calmieramento di natura pubblica, vadano distribuiti lungo tutta la supply chain. Per questo è utile e necessario un coordinamento con tutti gli operatori a livello nazionale per valutare al meglio l’impatto di quanto sta accadendo al settore e proporre soluzioni concrete per attutirne gli effetti.
Alla luce di queste dinamiche, si auspica anche una immediata revisione delle strategie legate al Green Deal, che con i dubbi ormai più volte emersi potrebbe rivelarsi un ulteriore fattore in grado di limitare la competitività del sistema produttivo».
Assomela s.c. è il Consorzio delle Organizzazioni di Produttori di mele italiani che rappresenta l’80% della produzione melicola nazionale, a cui si associano le OP VOG (Marlene), VIP, VOG Products e il Consorzio FROM della Provincia di Bolzano, Melinda, “la Trentina” e Mezzacorona della Provincia di Trento, Melapiù della Regione Emilia-Romagna, Rivoira e Lagnasco della Regione Piemonte, Friulfruct del Friuli Venezia Giulia e Melavì della Regione Lombardia.