Pronto Soccorso, la provocazione dei medici: «Ci fermiamo oltre l'orario per coprire le carenze, ma ci pagate come i privati»
I sindacati dei dottori ospedalieri hanno presentato la preposta all’Azienda Sanitaria: no ai gettonisti, sì all’utilizzo di medici di medicina generale. E «Il mancato interesse a tale proposta significherebbe una evidente volontà di non addivenire ad una concreta soluzione»
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TRENTO. Clamorosa provocazione dei medici ospedalieri trentini: visto che la Provincia e l’Azienda Sanitaria vogliono assumere medici privati per «coprire» i buchi di organico, loro si dichiarano disponibili a lavorare oltre l’orario, ma a patto di venir pagati come i colleghi «esterni». Così, affermano, «vediamo se interessa davvero salvare la sanità pubblica».
Lo affermano i medici dipendenti degli ospedali della Provincia di Trento, specializzati o con almeno 5 anni di esperienza in Medicina d’Urgenza o 118, i quali «si rendono disponibili a rimanere in Pronto soccorso oltre il loro orario di lavoro per coprire alcuni turni nei presìdi in difficoltà a causa della carenza di personale. Tali turni straordinari andrebbero retribuiti con un compenso orario pari a quello proposto nei bandi di libera professione pubblicati nelle ultime settimane dalle Aziende ospedaliere, finanziato con bilancio aziendale e non con fondi contrattuali».
La proposta è stata presentata al direttore generale dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari dalle sigle sindacali che rappresentano i dirigenti medici (AAROI-EMAC, ANAAO-Assomed, ANPO, Cisl Medici, Federazione CIMO-FESMED, FP CGIL Sanità, Federazione FASSID-FVM e UIL FP Sanità), richiedendo l’attivazione urgente di un tavolo di confronto per raggiungere un accordo.
«Questa proposta – scrivono i sindacati nel documento inviato all’APSS – ha l’obiettivo di evitare di ricorrere a medici gettonisti, cooperative esterne o analoghe soluzioni al ribasso».
Ipotesi che non garantirebbero la qualità della diagnosi, cura e riabilitazione dei pazienti. Similmente, le sigle sindacali si dicono contrarie alla possibilità di chiedere ai medici di discipline equipollenti di coprire i turni in Pronto soccorso, poiché tale eventualità – in mancanza di una formazione adeguata – esporrebbe i professionisti ad un elevato rischio professionale e, di conseguenza, i pazienti ad un rischio clinico non trascurabile.
La proposta dei sindacati, al contrario, darebbe un «segnale tangibile di volontà di trattenere i propri specialisti, professionisti che ogni giorno prestano servizio in azienda e, pertanto, già integrati nelle dinamiche interne e facilitati nei rapporti interprofessionali con il personale sanitario».
Una soluzione volta ad affrontare l’emergenza, ma non a risolvere stabilmente il problema: «Sul versante più a medio-lungo termine – proseguono i sindacati - si propone, relativamente al servizio di emergenza-urgenza, l’assunzione di medici di medicina interna, con la clausola del loro impiego nel primo periodo in reparti di medicina d’urgenza, finché non sarà possibile reclutare specialisti in medicina d’emergenza-urgenza».
«Gli ospedali della provincia di Trento stanno attraversando un momento di estrema difficoltà, che mette a rischio la tenuta stessa del sistema sanitario – dichiara Sonia Brugnara, Presidente CIMO-FESMED Trento, autrice della proposta poi condivisa dall’intersindacale -. Occorre agire subito per rendere la provincia nuovamente attrattiva per i professionisti e frenare la fuga dei dipendenti. Crediamo che questa soluzione temporanea rappresenti un primo passo nella direzione corretta».
«Il mancato interesse a tale proposta – concludono i sindacati nel documento – significherebbe una evidente volontà di non addivenire ad una concreta soluzione, con le possibili e conseguenti iniziative che come organizzazioni sindacali riterremo necessario adottare a tutela dei nostri colleghi».