Battaiola: “C’è tanta voglia di fare le vacanze. I turisti si recuperano, ma a giuste condizioni”
Il presidente degli albergatori dell'Asat e numero uno di Trentino Marketing, definisce lo stato d'animo del settore nel primo, parziale bilancio della stagione estiva. Ci sono segnali positivi dopo i danni del Covid
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TRENTO. «Cauto ottimismo». Così Giovanni Battaiola, presidente degli albergatori dell'Asat e numero uno di Trentino Marketing, definisce lo stato d'animo del settore nel primo, parziale bilancio della stagione estiva. L'occasione per fare il punto della situazione giunge a seguito del punto sulla situazione del turismo trentino che negli ultimi due anni a causa del Covid ha fatto un salto all'indietro di vent'anni, ritornando ai numeri di inizio Millennio.
Presidente Battaiola, quanto ci metteranno alberghi e strutture private a ritornare ai livelli del 2019?
«Io non credo tanto, anzi. Noi siamo un tipo di economia un po' strana: un hotel può avere le camere vuote la sera e piene la mattina seguente. Sono convinto che se la situazione Covid tornerà gestibile ci metteremo pochissimo a ritornare ai livelli prepandemia. I dati del 2020 e del 2021 non sono confrontabili con quelli precedenti perché la stagione invernale 2020 si è chiusa ai primi di marzo, quella del 20/21 è stata annullata del tutto, mentre l'ultima è partita a dicembre scorso in sordina: senza stranieri, con le regole del green pass che ogni giorno cambiavano, e i casi di casi Covid che crescevano e dunque tante disdette all'ultimo minuto. In ogni caso il bilancio dell'ultima stagione è stato apprezzabile e anche i dati che avete pubblicato parlano di un leggero miglioramento».
Per quanto poco senso possa avere fare previsioni ora, cosa vi aspettate per la prossima stagione sugli sci?
«Io sono convinto che nel momento in cui le condizioni di mobilità lo permetteranno si ritornerà ad una pseudo-normalità sulle piste e noi ci riporteremo ai livelli pre covid in un attimo. Del resto tutto il sistema, dagli alberghi alle strutture agli impianti sono ormai testate per questa nuova situazione. Fortunatamente la memoria del turista è breve: c'è voglia di ritornare in vacanza. Certo non potremo recuperare tutto quanto perso perché, a differenza di una fabbrica di bulloni, noi non possiamo raddoppiare la produzione. Ma il vero problema, semmai, è un altro».
Quale?
«Non sarà elegante dirlo, ma qui ogni giorno ne succede una nuova: prima la guerra, poi i costi dell'energia, l'inflazione, gli scioperi... Il turismo ha bisogno di condizioni di tranquillità anche a livello psicologico, altrimenti ne risente. Chiaro che i continui rimandi all'inflazione possono influire sulle decisioni di spesa del turista, come pure la stangata sull'energia potrebbe spingere qualche albergatore a fare i conti sull'opportunità di aprire la propria struttura il prossimo inverno. Da ultimo gli scioperi del settore trasporti dopo che le compagnie aeree al tempo del Covid hanno tagliato i posti di lavoro: anche questo mette in difficoltà un turista. Il turismo per tornare a livelli prepandemici deve avere delle certezze. Che, purtroppo, ora mancano».
Intanto la durata media delle vacanze si accorcia: da 4,9 giorni del 2000 a 3,7 del 2021.
«Per forza, perché negli ultimi due anni è mancato il turismo internazionale. Quello domestico è per natura più breve perché gli italiani preferiscono concedersi più week end e spezzettare le vacanze durante tutto l'anno, mentre uno straniero se deve arrivare in Trentino facendosi bei chilometri in auto o in aereo vede di massimizzare la durata».
Com'è il primo bilancio di quest'estate?
«Abbastanza positivo per il Garda e la zona dei laghi che sfruttano mercati internazionali in recupero. Sta arrivando qualche disdetta per via del Covid, ma le due settimane centrali di agosto saranno belle piene».
Quanto successo in Marmolada è stata una pubblicità negativa per il Trentino?
«Disdette non ne abbiamo avute. Quello dell'alpinismo è un settore di nicchia: non il target che frequenta la nostra montagna e cerca sentieri per fare passeggiate, non certo i ghiacciai. È arrivata qualche chiamata per conoscere la situazione ma noi abbiamo dato rassicurazioni e ideato qualche campagna informativa per spiegare che la montagna trentina non è l'alta quota. Quanto successo in Marmolada, piuttosto, ha messo la lente d'ingrandimento sul tema dei cambiamenti climatici, su cui naturalmente anche il mondo del turismo deve riflettere».