Lotta al bostrico, l'obiettivo è di rimboschire altri 200 ettari di foresta nel 2023
La tempesta Vaia ha messo a disposizione del bostrico enormi quantità di materiale legnoso diffuso, morto o in condizioni di stress, causando il passaggio in molte aree della provincia da una situazione endemica ad una situazione epidemica
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TRENTO. Di fronte all'epidemia di bostrico tipografo che anche i boschi del Trentino stanno vivendo, prosegue la strategia di contenimento promossa dal Servizio foreste della Provincia autonoma di Trento. L'insetto attacca le piante di abete rosso formando piccoli fori e si inserisce nello strato compreso tra la corteccia e il legno, il floema, che presiede ai flussi di linfa della pianta. Il bostrico è sempre stato presente nei nostri boschi: in situazioni ordinarie, di tipo endemico, rappresenta un regolatore degli ecosistemi, attaccando le piante più deboli, ma risparmiando quelle sane.
Nel caso di una situazione endemica, una strategia di prevenzione tradizionale prevede la riduzione della quantità di insetti con il taglio e l'esbosco delle piante appena attaccate, e quindi con chioma ancora verde, prima della fuoriuscita degli adulti. Il metodo è efficace quando i focolai sono pochi e poco diffusi. In situazioni epidemiche, con numerosi focolai sparsi, il controllo attraverso questa tecnica diventa di fatto impossibile, considerando la capacità di diffusione dell'insetto e la difficoltà di individuare le piante colpite nelle fasi iniziali dell'attacco.
Altro sistema utilizzabile in caso di presenza endemica è la tecnica delle piante esca, che consiste nel taglio, depezzatura e posizionamento di alcuni tronchi (caricati con feromoni) in punti strategici. Una volta colonizzati dal bostrico, i tronchi vanno allontanati, prima dello sfarfallamento degli adulti. Si tratta di una strategia che richiede una buona organizzazione: se male attuata può ottenere l'effetto contrario, provocando la creazione di nuovi focolai.
Infine, su situazioni puntuali, dove vi sia interesse a proteggere margini di bosco, può essere applicata la tecnica del push and pull, che consente, con l'uso di sostanze repellenti applicate sulle piante da proteggere, di respingere gli insetti che, allontanandosi, vengono intercettati da trappole a feromoni.
La tempesta Vaia ha messo a disposizione del bostrico enormi quantità di materiale legnoso diffuso, morto o in condizioni di stress, causando il passaggio in molte aree della provincia da una situazione endemica ad una situazione epidemica.
Tale differenziazione ha importanza anche ai fini delle possibilità di contenimento e di lotta, che sono sostanzialmente diverse. In caso di forti pullulazioni non esistono infatti misure di lotta veramente efficaci e la durata effettiva dell’epidemia dipende dall’andamento stagionale, più o meno favorevole al ciclo di vita dell’insetto, e ai naturali meccanismi di riequilibrio delle sue popolazioni. Per questo il problema si sposta sulle modalità di recupero del legname colpito, sull’evitare la creazione di nuovi margini nel bosco con tagli di materiale fresco, creando punti critici per l’ulteriore diffusione dell'insetto, sulla mitigazione dei danni e soprattutto sulle misure da adottare per il ripristino dei soprassuoli danneggiati.
È soprattutto sul ripristino forestale delle aree danneggiate che si sta concentrando l’attività della provincia. Questo può avvenire spontaneamente con la rinnovazione naturale, attraverso rimboschimenti o con una integrazione dei due sistemi. In linea con questi orientamenti, nel corso del 2022 sono stati rimboschiti oltre 200 ettari di bosco danneggiato, con la messa a dimora di circa 400 mila piantine, mentre una superficie equivalente verrà rimboschita nel 2023 con un programma che è destinato a proseguire nei prossimi anni. Va detto che le modalità stesse con cui viene eseguita questa operazione possono condizionare la resistenza futura delle foreste all'insetto.
Già adesso si può constatare infatti come i boschi formati da specie ed età diverse siano più resistenti alla diffusione del bostrico e, in caso di attacco, vengano danneggiati meno gravemente, per cui anche per prevenire “pullulazioni” future, abbastanza probabili con l'innalzamento delle temperature dovuto ai cambiamenti climatici, la creazione di boschi misti attraverso i rimboschimenti e la selvicoltura rappresenta la principale misura di prevenzione.