Emergenza senzatetto, l'Assemblea antirazzista al vescovo: conceda il convento dei Cappuccini
Gli attivisti scrivono a mons. Lauro Tisi, indicando la ex sede dei frati, dove ora resta attiva la mensa dei poveri a cura della Caritas. "Il centro Astalli disponibile a occuparsi di un dormitorio per le numerose persone ancora per strada a causa, per responsabilità delle istituzioni politiche"
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TRENTO. A Natale c'è chi non deve fare i conti con i regali oppure con il menù di pranzi e cene: si tratta di persone che hanno piuttosto il problema di trovare un tetto per non trascorrere le notti al freddo, per strada o in ripari improvvisati. Secondo le stime dell'Assemblea antirazzista di Trento, sono circa quattrocento le persone nel capoluogo che non hanno una dimora e che non trovano posto nei dormitori disponibili.
Perciò oggi, alla vigilia di Natale, la stessa Assemblea antirazzista, che nei giorni scorsi aveva ripetutamente manifestato davanti al Comune e alla Provincia, oggi si rivolge all'arcivescovo Lauro Tisi, per sollevare nuovamente l'emergenza rappresentata dalla scarsità di posti letto per i bisognosi, in massima parte stranieri richiedenti asilo in Italia.
In particolare, gli attivisti indicano come soluzione il convento dei Cappuccini di Trento, dove fra l'altro è attiva la mensa dei poveri. Si spiega che in questo complesso edilizio, poco sopra piazza Venezia, un dormitorio potrebbe essere allestito e gestito a cura del Centro Astalli per rsipondere all'esigenza delle numerose persone senza tetto.
"Da settimane - scrive l'Assemblea a mons. Tisi - queste persone cercano con dignità di far sentire la propria voce. Le abbiamo accompagnate due volte sotto il Comune di Trento e la sede della Provincia. Chi di noi ha potuto, ha aperto ad alcuni di loro le proprie case, altri li hanno assistiti nelle pratiche burocratiche e in ospedale, perché tra loro vi è chi ha una condizione di salute già precaria e ogni giorno c'è qualcuno che si ammala".
Nella missiva si riferisce poi che gli attivisti impegnati accanto alle persone senza casa si sono sforzati di individuare un percorso istituzionale per una soluzione stabile.
"Abbiamo cercato di elaborare e proporre possibili soluzioni e una sembra infine delinearsi, secondo quanto ci viene riferito dall'amministrazione comunale: la possibilità che il Centro Astalli metta a disposizione operatori e operatrici per tenere aperto un nuovo dormitorio da inizio gennaio. Questa sarebbe una prospettiva che andrebbe incontro nel concreto a dei bisogni primari, considerate le temperature sempre più rigide, e di gran lunga più adeguata del ricovero in container o in sale circoscrizionali previsti per l'emergenza freddo solo quando nevica o la temperatura scende sotto i -4/-5 gradi. Quello che manca ad ora è lo stabile adeguato, disponibile da gennaio a fine marzo. Una mancanza a cui potrebbe ovviare la sua Diocesi mettendo a disposizione per il periodo indicato alcuni immobili dell'ex convento dei Frati Cappuccini in via delle Laste".
Gli attivisti sottolineano, infine, che questa condizione è determinata dalle responsabilità dei livelli politici e amministrativi: "Ci teniamo a chiarire che non è nostra intenzione con questa lettera aperta cercare di sovraccaricare la Diocesi quando le responsabilità delle istituzioni vengono meno, in seguito allo smantellamento del sistema d’accoglienza iniziato ormai 5 anni fa.
Da quando abbiamo iniziato ad operare nel 2018, abbiamo sempre ricordato come la situazione delle persone costrette a dormire sotto i ponti, nei parchi e in strada sia il risultato delle politiche attuate dalle istituzioni pubbliche, in primis dalla Provincia autonoma di Trento".
Di fronte, però alla necessità immediata di praticare azioni concrete per rispondere a persone che soffrono, si è giunti intanto a questa prima soluzione che non coinvolge gli enti locali. "Occorre mostrare e praticare - scrive l'Assemblea - un'alternativa concretamente operante rispetto alla politica dell'esclusione e della negazione dei diritti umani fondamentali. Nel nostro piccolo, ci proviamo in diverse forme: ospitando chi è senza alloggio nelle nostre case e presso il centro sociale Bruno, attivando insieme a tanti volontari e volontarie una scuola di italiano, sportelli di consulenza legale, ricerca lavoro e casa, accogliendo fratelli e sorelle che arrivano da altre parti del mondo.
Sappiamo, quindi, che non è facile costruire alternative concrete e possiamo bene immaginare quale pressione l'ingiustizia sociale oggi vigente in Trentino stia determinando sui fondi, le strutture e l'impegno della Diocesi. Molte delle persone che incontriamo ci raccontano del sostegno che viene dato loro dalla comunità.
Non è pertanto con leggerezza o senza renderci conto di quanto viene fatto nel quotidiano che chiediamo alla Diocesi un nuovo apporto all’accoglienza, ma con la convinzione che il Vostro importante aiuto ed esempio concreto possa essere decisivo per consentire alle persone in strada di superare un momento difficile e possa contribuire ad aiutare la società trentina tutta a sciogliere le tensioni da lungo tempo accumulate, a ritrovare una più umana e razionale percezione della realtà e la fiducia nel proprio futuro", conclude l'Assemblea antirazzista nella lettera inviata all'arcivescovo di Trento.