Anziano truffato, ma le Poste gli rimborsano 3.000 euro
Un pensionato bolzanino era stato depredato a causa di una falla nel sistema informatico. Dopo la denuncia alla Sezione Operativa per la Sicurezza cibernetica della Polizia, il pensionato s'era rivolto a Poste Italiane. Richiesta respinta ben due volte. Sembrava una battaglia persa e invece non è finita così
CARABINIERI Una truffa agli anziani ogni due giorni
BOLZANO. Chi l'ha dura, la vince. La tenacia paga e, a confermare l'antico proverbio, arriva la notizia che un pensionato bolzanino assurto alle cronache lo scorso agosto, ha finalmente ottenuto ciò che chiedeva. L'uomo era stato vittima di un'elaborata truffa messa a segno da abili professionisti attraverso la "app" che l'uomo ha (ma forse è il caso di dire "aveva") sul suo smartphone.
Contattato da un finto operatore di Poste Italiane, che tutto sapevano di lui e del suo conto, era stato invitato a compiere delle operazioni sul telefonino e poi gli erano stati sottratti oltre 3 mila euro dal conto.
Ora, dopo mesi di battaglia, dopo che per ben due volte Poste Italiane aveva respinto le sue richieste di essere rimborsato, grazie al decisivo intervento dell'Unione Consumatori, il bolzanino ha ottenuto il rimborso. Perché vedersi portar via oltre 3mila euro fa male, anche per il modo in cui la truffa è stata compiuta. Sì, perché, secondo il pensionato, tutto era accaduto per una falla nei sistemi informatici di Poste Italiane. Ecco il motivo della battaglia intentata all'azienda.
Nel luglio scorso, l'uomo aveva cercato invano di compiere alcune operazioni dalla sua applicazione e, qualche giorno dopo, era stato contatto telefonicamente da un sedicente dipendente di Poste Italiane, da un numero fisso con prefisso 06 di Roma e con la scritta "Poste Italiane" sul display. Dall'altra parte, un operatore che era al corrente delle difficoltà riscontrate e, proprio per risolverle da remoto, lo aveva contattato.
«Non mi ha chiesto alcun dato perché già li conosceva. Ha solo iniziato a darmi indicazioni per ripristinare l'app». Alla fine, non senza difficoltà, la procedura sembrava essere andata a buon fine. Sembrava. Qualche giorno dopo, infatti, era arrivata una seconda chiamata, ancora da "Poste Italiane", ma quelle vere: l'operatore lo informava che i suoi tentativi di pagamento con postagiro di 550 euro a favore di una fantomatica Catalina Placinta non erano andati a buon fine perché la somma non era disponibile sul conto.
«Quale pagamento? Io non conosco nessuna donna con quel nome e sul mio conto i soldi ci sono, eccome!» aveva risposto il bolzanino. Precipitatosi alla filiale di piazza Bersaglio, aveva scoperto che dal conto gli erano spariti 3.210 euro, prelevati tra l'1 e il 3 agosto. Quattro prelievi da 300 euro, uno da 600 e uno da 1.410, spostati su un altro conto con postagiro.
Dopo la denuncia alla Sezione Operativa per la Sicurezza cibernetica della Polizia, il pensionato s'era rivolto a Poste Italiane: «La colpa è vostra, c'è una falla nei vostri sistemi. Ridatemi il denaro!» Richiesta respinta ben due volte. Sembrava una battaglia persa. Invece, nei giorni scorsi, è arrivata la comunicazione di Poste Italiane e, poco dopo, sul conto del pensionato sono stati accreditati 3.210 euro. Battaglia vinta.