La denuncia di Parolari: «Alla Rsa de Tschiderer è vietato stare durante il pasto del proprio familiare»
I parenti vengono messi alla porta, e casomai fatti rientrare dopo, anche nel caso di ospiti autonomi ed autosufficienti: «non è profondamente umano che una moglie, un marito o un figlio possano stare accanto al proprio caro?»
TRENTO. La denuncia viene dalla consigliera provinciale Francesca Parolari del PD: «Dopo il Covid alcune RSA trentine fanno davvero fatica a tornare ad una gestione dei rapporti con l’esterno, specie con i familiari, coerente all’essere la Rsa la casa dell’anziano e non una Istituzione. Da qui orari di accesso e regole di presenza stringenti, condite da molti divieti. Un caso eclatante è rappresentato dal modo in cui nella Rsa Beato de Tschiderer viene gestita la presenza del familiare durante il pasto. Risulta sia solennemente vietato presenziare al pasto dell’anziano, anche se questo si alimenta da solo e il parente/assistente è semplicemente seduto a fianco. Ciò vale anche quando l’anziano pranza o cena in stanza. Al momento del pasto al parente/assistente viene chiesto di uscire dal locale, la porta viene chiusa e, dopo alcuni minuti, questi è autorizzato a rientrare a pasto consumato (o, spesso, non consumato)».
La consigliera Francesca Parolari ha presentato un’interrogazione sull’argomento sollevando nelle premesse alcuni quesiti di fondo: «quale danno può arrecare ad un anziano la presenza del familiare al momento del pasto? Dove sta la dimostrazione che la presenza del parente ostacola la somministrazione del cibo? Non è vero, invece, l’esatto contrario? Non corrisponde forse a verità che il momento del pasto è un momento sociale che umanizza la cura e che in molte occasioni la semplice vicinanza della moglie, del marito o del figlio spinge l’anziano/a a nutrirsi? E non è forse giusto e, soprattutto, profondamente umano che una moglie, un marito o un figlio possano stare accanto al proprio caro/a quanto e come vogliono, se non arrecano disturbo e se rispettano le regole della civile convivenza?»
La consigliera chiede, quindi, alla Giunta provinciale se è a conoscenza dei fatti riportati, se ritiene che il divieto di presenza del familiare, non giustificato, rappresenti un’azione ingiusta e brutale, da biasimare e redarguire e se, infine, visto che tale divieto risulta esercitato anche in altre Rsa, non si intenda intervenire attraverso linee guida chiare per ripristinare modalità di visita e di presenza anche durante il pasto che garantiscano a tutti gli effetti la continuità della relazione e del sostegno affettivo al residente, come previsto dalle Direttive provinciali annuali.