Morta dopo aver mangiato gli spaghetti: in aula la testimonianza di un medico
Maria Basso si sentì male in Rsa dopo essere stata a pranzo con la nipote, ora imputata di omicidio e circonvenzione di incapace
IL CASO Una morte sospetta
TRENTO. La signora Maria Basso non ha mangiato null'altro che gli spaghetti e il dolce che la nipote gli aveva offerto quella tragica domenica di dicembre 2022. Anche perché nella rsa in cui era ospite erano note le sue condizioni di salute e soprattutto il fatto che potesse ingerire solamente omogeneizzati: è ciò che emerge dalle indagini.
Sul punto insiste però la difesa di Paola Pepe, nipote della vittima, accusata di omicidio aggravato e circonvenzione di incapace: la morte - questa la tesi della difesa - potrebbe dipendere da altro. Nel corso dell'udienza celebrata ieri davanti alla Corte d'assise di Catania, è stato ascoltato un medico dell'ospedale in cui era stata portata d'urgenza Maria Basso, l'11 dicembre, dopo che si era sentita male in casa di riposo.
L'anziana si era spenta il 16. Nell'udienza precedente l'infermiere della casa di riposo di Aci Castello era stato molto chiaro su questo aspetto della vicenda. L'uomo, chiamato a testimoniare, aveva ricordato le «condizioni sanitarie pessime» in cui si trovava la signora Basso dopo aver pranzato con la nipote Paola Pepe in un ristorante. «Faticava a respirare» aveva detto l'infermiere in aula. Dopo le prime cure prestate dagli operatori della rsa, era stata chiamata un'ambulanza per trasferire la donna in ospedale. Il personale sanitario aveva proceduto con l'aspirazione, ma le condizioni di Maria Basso erano subito apparse critiche.
La situazione era ormai irreversibile: la pensionata morì pochi giorni dopo il ricovero. Paola Pepe, alcune settimane prima del decesso, aveva portato via dalla casa di riposo di Asiago la signora Basso, senza avvisare i parenti e con la scusa di uscire a prendere un gelato, per poi partire in auto per la Sicilia.
Come ricostruito dagli inquirenti grazie alla denuncia dei parenti della vittima (fra questi l'architetto di Trento Mario Basso), a Catania Paola Pepe aveva portato la signora Maria davanti ad un notaio per farle firmare un testamento in cui indicava la nipote come erede universale.