Sciopero/Industria

Protestano i metalmeccanici in Trentino, 700 tute blu in corteo: alta adesione nelle fabbriche

È il terzo sciopero dall'inizio dell'anno per il rinnovo del contratto nazionale

TRENTO. Erano almeno 700 i metalmeccanici trentini che questa mattina (28 marzo) hanno partecipato al lungo corteo con in testa lo striscione di Fiom, Fim e Uil del Trentino. Tutti uniti per un'unica rivendicazione: il rinnovo del contratto nazionale, scaduto a dicembre 2024.

Le tute blu si sono fermate in Trentino come in tutta Italia. In provincia - sottolinea una nota di Cgil, Cisl e Uil - l'adesione alla protesta, nei reparti produttivi, è stata altissima. Alla Siemens Energy, alla Sapes, alla Meccanica del Sarca e alla Omr di Rovereto, alla Coster l'adesione è stata totale. Molto bene anche alla Dana di Arco e Rovereto, alla Sandvik, alla Covet, alla Mahle, Zf, al Cup, alla Opt di Calliano, alla Fly, alla Sata, alla Smith dove l'adesione è stata tra il 70 e il 90% in produzione con punte anche oltre il 95%.

Metalmeccanici in corteo a Trento sud: la lotta per il contratto

Oltre 500 operai alla manifestazione davanti a Confindustria e poi lungo via Degasperi e viale Verona, temporanei disagi al traffico

È il terzo sciopero dall'inizio dell'anno e, come ha assicurato Maurizio Oreggia della Fiom nazionale, la protesta non si fermerà fino a quando non si arriverà alla riapertura dei tavoli negoziali con Federmeccanica, Assistal e Unionmeccanica (controparte datoriale per la piccola industria), che fino a questo momento non hanno dimostrato nessuna concreta intenzione di confronto.

Il corteo operaio a Trento: le ragioni dello sciopero dei metalmeccanici

Questa mattina, venerdì 28 marzo, oltre 500 operai metalmeccanici si sono riuniti per la manifestazione organizzata dai sindacati a Trento sud: prima davanti alla sede di Confindustria e in corteo lungo via Degasperi e viale Verona, in occasione dello sciopero generale per chiedere il rinnovo del contratto: «Nonostante gli alti profitti degli ultimi anni, i datori di lavoro si rifiutano di investire nelle aziende e di trattare», spiegano i sindacati

I tre segretari provinciali di Fiom, Fim e Uilm, Michele Guarda, Paolo Cagol e Willy Moser, hanno ribadito la centralità del contratto nazionale e hanno sottolineato che quella dei metalmeccanici è una protesta per il riconoscimento della dignità del loro lavoro. "Non c'è crisi né congiuntura che impedisca alle imprese di riconoscere il giusto valore del lavoro. Resta inaccettabile la posizione delle imprese che vorrebbero limitarsi solo ad un recupero, parziale e molto a posteriori, della perdita del potere d'acquisto dei salari registrata nell'anno precedente, per effetto dell'aumento dei prezzi al consumo. Accettare la proposta delle imprese vorrebbe dire programmare col contratto nazionale l'abbassamento dei salari reali".