Una storia del presepe nel Tirolo storico
«I n ogni famiglia un presepe» ( In jeder Familie eine Krippe ): prende le mosse da uno storico motto dei costruttori di presepi tirolesi un libro dedicato a storie, simbologia, leggende ed arte della rappresentazione della Natività, Presepi del Tirolo storico. Storia delle rappresentazioni natalizie e quaresimali in Trentino, Sudtirolo e Tirolo di Fiorenzo Degasperi .
Un volume riccamente illustrato (204 pagine, Curcu Genovese, 35 euro) che, partendo dalle origini della Natività, ha il pregio di metterne in luce anzitutto l'evoluzione storica e i significati simbolici.
Appare subito come un profondo sguardo antropologico sulla Natività, legato alle radici e al rapporto con la terra e la storia, questo libro nato anche dalla necessità di non perdere di vista senso e valore di una scenografia sacra che - scrive Degasperi - «ha una storia secolare e stratificata» e la cui tradizione «sottostà a precise regole iconografiche, agiografiche, storiche, architettoniche e teatrali».
Rito secolare scandito da tappe precise, l'allestimento del presepe, osserva l'autore, è «un mettere in ordine, anzi un riordinare il mondo», una costruzione coinvolgente, familiare, che dal calendario e dalla corona dell'Avvento procede con la collocazione di figure e addobbi, fino alla deposizione del bambinello e alla partenza dei Re Magi. Una storia dalle radici profonde, ci spiega l'autore in questa intervista, ricordando che «Le fredde giornate del 24 e 25 dicembre rappresentano un'ardua strettoia attraverso cui forzatamente l'uomo deve transitare per andare oltre, verso la luce, la vita, la natura rinnovata. Ma per la cultura tradizionale sono anche giorni infestati da presenze inquietanti e pericolose, da steghe e spiriti...».
Perché questa premessa, Degasperi?
«Il solstizio d'inverno è il momento più tragico per la cultura agraria, da che mondo e mondo e per tutte le culture. È sì il passaggio alla luce perché promette bene, ma proprio perché la natura dorme è anche il momento della paura. Il 25 dicembre nell'antica Roma si facevano le questue, e come le facevano i vivi le facevano i morti. Per cui è il momento in cui ci si trova a tavola per festeggiare la fine di un anno e l'avvento di un altro. Non a caso nella notte del 24 nascono molti dei. Il 25, ad Alessandria d'Egitto si teneva una grossissima processione dove, al suono dei sisti, si urlava "è nato, è nato", grido riferito ad Horus, il figlio di Iside. Un bambino che ritroviamo nell'iconografia in braccio alla dea, simile alla Madonna. Ma quella notte è nato Dioniso, sono nati Zeus, Ermes, Ercole, Adone, ed è nato Mitra, portato nelle nostre valli dai soldati romani; il Sol Invictus era una delle feste più importanti. Per la religione cristiana Gesù è nato nella notte fra il 5 e il 6 gennaio e non a caso arrivano i Re Magi, il giorno dell'Epifania, ma visto che il 25 dicembre si festeggiava tutto questo, la festa è stata spostata a quella data. Ancora oggi i Cristiani ortodossi festeggiano la nascita di Cristo la notte del 5 gennaio».
Come è nato il libro?
«Il presepe serve per "ricostruire il mondo" e per questo è nato il libro. L'anno scorso, quando ho portato i miei studenti a vedere i presepi, nessuno sapeva spiegarne il significato. Il libro vuole spiegare questo cambiamento simbolico, il fatto che la costruzione del presepio è nata per mettere dei punti fermi per il ciclo nuovo. Non a caso i romani fra il 17 e il 23 dicembre mettevano sopra i loro Lariari delle statuine che si chiamavano Sigillaria, per avere la protezione degli antenati, e la notte del 23 giocavano al gioco dell'oca, un po' per ripercorrere le tappe della vita e per capire la nostra collocazione nel cosmo. Quello che poi i napoletani faranno con la tombola e con la smorfia. Oggi si usano materiali vari, ma il legno, o la terracotta che nasce dal fuoco, sono elementi importanti, magici quasi. Oggi i Mercatini in novembre hanno un senso commerciale, ma non sacro. Se perdiamo i significati, crolla anche la trama che lega la cultura e i valori. Il libro è un invito a fermarsi a riflettere sulla nostra quotidianità».
Venendo al Tirolo storico, quali sono qui le origini del presepio?
«Qualche presepio lo facevano già i francescani, ma era un presepio povero, come quello di Greccio, in Umbria, solo con il bue e l'asino, e il fieno veniva distribuito alle famiglie e usato come talismano e cura per umani e bestie. Nel 1608 i Gesuiti ad Innsbruck organizzano il primo, grande presepe del Tirolo. Hanno come compito l'aspetto pedagogico, e da allora in tutti i paesi del Tirolo i preti organizzano un presepe; gli artigiani tirolesi coniano la frase "In ogni famiglia un presepe". È la vera controriforma del Concilio di Trento, dietro ogni statuina c'è un significato simbolico di bene e di male. Gesù nasce in una grotta, al buio, e dall'oscurità va verso la luce. Con Giuseppe II vengono proibiti i presepi negli spazi sacri, e questo fa nascere la committenza privata. L'aristocrazia e i borghesi si fanno quindi i presepi in casa e vanno a comperarli a Napoli e in Sicilia. I grandi artisti tirolesi copiano da questi presepi che il Museo di Bressanone conserva in gran numero. La statuina del pastore che dorme raffigura Benino, o Benigno, il quale sogna il presepe che si costruisce da sè.Nel libro affronto anche i presepi pasquali che non sono presenti in Trentino, dove si facevano invece le Laudi, l'ultima delle quali messa in scena ad Ala con i figuranti: sono rappresentazioni dal vivo frutto di una concezione più barocca e teatrale. Nel Tirolo, con un telo viola viene chiuso l'altare fino al giorno della Resurrezione, e attorno vengono create delle strutture in legno con sagome rappresentanti la Via Crucis pasquale. Vengono poi collocate delle bocce con l'acqua colorata, recuperata dalle uova pasquali dipinte, illuminate. Un tempo l'intero presbiterio veniva coperto con riquadri che raccontavano la Passione. Oggi ce ne sono due ancora visibili: uno è esposto al Museo ladino di Ortisei, è lungo 34 metri ed è del 1598; l'altro si trova a Lienz nel Castello di Bruck».
Fiorenzo Degasperi presenterà il suo libro il 6 dicembre, alle ore 18 allo spazio «Hortus Artieri» di Vicolo dei Birri 7 a Trento.