Recitare fa bene: i grandi vecchi sempre sul palco
Un anno speciale per il teatro questo 2020, con ben due mostri sacri classe 1920 che compiono cento anni: lunedì 20 aprile Gianrico Tedeschi e il 31 luglio Franca Valeri, che ancora va davanti al pubblico, anche se solo per raccontare il suo secolo di storia dai Gobbi a oggi. Con loro va ricordato Glauco Mauri, in scena anche questa stagione a 94 anni suonati con un ''Re Lear', il quale poco dopo l'inizio di ogni spettacolo si rivitalizza a vista e ritrova la sua profondità di interprete.
Recitare allora fa bene, allunga la vita? Probabilmente è la creatività a fare da elisir, se si guarda anche alle altri arti, dove spesso si incontrano grandi vecchi attivi sino all'ultimo. Certo è che molti attori resistono, anzi ritrovano vitalità in scena sino alla fine, anche senza arrivare, come il grande Moliere, a morire mentre recitano, sebbene alcuni abbiano spesso dichiarato con un po' di gigioneria che lo vorrebbero. E, per restare a un altro grande che il lettore può ben ricordare, basti pensare a Giorgio Albertazzi la cui ultima apparizione a 91 anni, come Shylock nel ''Mercante di Venezia'', è stata nel nel 2015, un anno prima di morire. E il suo imperatore Adriano lo ha portato avanti per decenni, confessando che ''è un rapporto cresciuto con l'età. Quando è iniziato nel 1989, io avevo l'età che ha Adriano nel romanzo della Yourcenar, ma le sue riflessioni con la coscienza di stare per morire le sento sempre di più come mie, è un personaggio sempre vivo, non riesco a dirlo meccanicamente, ogni volta attraverso lui parlo di me, puntando al suono della parola e cercando di arrivare al silenzio udibile''.
Di atteggiamento diverso, ironicamente distaccato, invece, Paolo Poli, scomparso a 88 anni anche lui nel 2016, fedele sempre a quel suo teatro giocosamente dissacrante e immoralista vissuto, esibito anche nella vita, sulla propria pelle con spavalda provocazione per rompere gli ipocriti confini del perbenismo. Sono solo gli ultimi esempi e più cari al pubblico, ma il rapporto tra grandi vecchi che hanno trovato linfa nel teatro sin quasi all'ultimo ha una lunga storia ed ecco quelli nati nella seconda metà dell'Ottocento, come Ermete Zacconi (1857-1948), Emma Gramatica (1874-1965), Ruggero Ruggeri (1871-1953) per arrivare a nomi più recenti - e che chi ha oggi una certa età può aver sicuramente visto - da Renzo Ricci (1899-1978) all'elegante Sergio Tofano (1986-1973), anche disegnatore e padre dell'amato Signor Bonaventura; poi davvero sempre in scena, Salvo Randone (1906-1991) coi suoi Shakespeare e l'amatissimo Pirandello e ancora i popolarissimi Ernesto Calindri (1909-1999), Mario Scaccia (1919-2011) col suo spiritaccio e l'ironia romana proposta al pubblico sino alla fine, Luigi De Filippo, scomparso due anni fa quasi in scena a 88 anni con la sua vivace anima napoletana, e soprattutto Paola Borboni (19000-1995), libera e moderna sempre, nella vita e sul palcoscenico.
Se poi andiamo sotto i 90 anni, anche solo di poco, oltre a Ferruccio Soleri, che per 55 anni, sino al 2017 a 86 anni, è stato l'acrobatico Arlecchino di Strehler, ecco che la lista si allunga molto e troviamo attivi vari nomi amati e seguiti di stagione in stagione, cominciando da Umberto Orsini, classe 1934, che ha ancora un vigore e una presenza sorprendenti, oltre ad avere una compagnia sua che ha aperto ai giovani attori e registi, per sperimentare lui stesso qualcosa di nuovo. Si è molto parlato nei mesi scorsi del ritorno, e assieme, delle coetanee (86 anni) Giulia Lazzarini e Anna Maria Guarnieri, due nomi storici che ancora si confrontano da celestiali ziette assassine in ''Arsenico e vecchi merletti''. Attivissimo, tra cinema e teatro, una delle figure più alte, sottili e moderne della scena del secondo Novecento, è Roberto Herlitzka con i suoi 83 anni, che è un ottimo nome da mettere in alto in cartellone per chiudere questa carrellata di chi confessa, e sono quasi tutti, che andare in scena è magari ormai una fatica, ma allo stesso tempo è ''una necessità assolutamente rivitalizzante''.