Crisi e precariato, la rete dei redattori
Un gruppo di redattori, ovvero di lavoratori in ambito editoriale, hanno dato vita ad una rete, riconosciuta dalla Cgil e in grado di dialogare con editori e istituzioni pubbliche, per migliorare le proprie condizioni di lavoro. L'iniziativa, in controtedenza rispetto al consueto isolamento del lavoratore atipico, è stata oggetto di indagine per Luca Zambelli, laureatosi con una tesi intitolata: «Dalla frammentazione alla rete: il caso di studio della Rete dei redattori precari». Il suo lavoro ha poi ricevuto il riconoscimento come miglior tesi sul lavoro da parte dei sindacati Cgil, Cisl e Uil del Trentino
TRENTO - In un periodo di estrema difficoltà per il mercato lavorativo italiano, con una crisi della rappresentanza per i sindacati ed un precariato contrattuale che incide a diverso titolo su tutta la società, alcuni lavoratori invisibili, ovvero privi di riconoscimento da parte delle altre categorie, sono riusciti a costituire una rete di supporto e aiuto reciproco, portando avanti assieme le proprie rivendicazioni. Si tratta di un gruppo di redattori, ovvero di lavoratori in ambito editoriale, che hanno dato vita ad una rete, riconosciuta dalla Cgil e in grado di dialogare con editori e istituzioni pubbliche, per migliorare le proprie condizioni di lavoro. L'iniziativa, in controtedenza rispetto al consueto isolamento del lavoratore atipico, è stata oggetto di indagine per Luca Zambelli, laureatosi con una tesi intitolata: «Dalla frammentazione alla rete: il caso di studio della Rete dei redattori precari». Il suo lavoro ha poi ricevuto il riconoscimento come miglior tesi sul lavoro da parte dei sindacati Cgil, Cisl e Uil del Trentino.
Luca, chi sono i redattori precari?
Si tratta di persone - giornalisti, autori di libri o di riviste, scrittori e, ultimamente, anche correttori di bozze e grafici - che lavorano nell'ambito dell'editoria. Spesso sono laureati che non godono di alcun diritto, assunti con contratti annuali o di pochi mesi dopo un tirocinio formativo (peraltro imposto dai corsi di studio o di specializzazione che hanno intrapreso). Non bisogna pensare, tuttavia, che siano solo giovani: ormai il precariato è una dimensione del mercato lavorativo che coinvolge tutta la società italiana.
Qual è la loro situazione?
Considerando il fatto che svolgono una professione intellettuale, risulta per loro difficile separare attività lavorativa e tempo libero. Di fatto, sono persone che, non avendo ferie riconosciute o giorni di riposo, vivono in relazione alle esigenze di produzione, senza una retribuzione adeguata per il loro impegno e senza poter programmare la loro vita.
In che modo la Rete dei redattori precari ha risposto alle esigenze dei lavoratori?
La rete, nata nel 2008, svolge soprattutto un lavoro di rappresentanza di una categoria altrimenti invisibile. L'organizzazione, che non richiede iscrizione ma si avvale del contributo volontario di ciascuno, cerca di creare collegamenti con altri ambiti della società, intessendo contatti e sostenendo il riconoscimento del precariato nell'editoria.
In cinque anni di attività, la rete ha ottenuto il riconoscimento della Cgil, assieme alla quale ha promosso alcune ricerche di settore ed ha avviato campagne di rivendicazione dei diritti dei lavoratori. Credo che il loro impegno possa essere d'esempio per altre realtà di precariato, ancora disunite.