Il Trentodoc decolla sui mercati esteri
Le bottiglie di spumante Trentodoc prodotte in Trentino sono circa 7 milioni e mezzo. Il valore della produzione ammonta a circa 75 milioni di euro ma si avvicina ai 100 milioni considerando l'indotto. In questo quadro, sottolinea il responsabile promozione del Consorzio vini Fabio Piccoli , «cresce il numero delle bottiglie esportate, trascinate anche dal boom del Prosecco. L'export ha raggiunto circa il 10% della produzione. Nei prossimi due anni puntiamo ad arrivare al 15%» con un incremento cioè del 50% «e a regime al 20%». Da 7 a 15 milioni di euro di vendite estere.
Quest'anno, spiega Piccoli a margine della presentazione a Palazzo Trauttmannsdorf dell'indagine Nomisma sul settore vinicolo mondiale, l'incremento non dovrebbe essere lontano da quello del principale operatore del settore, le Cantine Ferrari, che nel primo semestre vede un aumento di vendite delle bollicine del 15%. La stessa indagine Winemonitor Nomisma, presentata da Denis Pantini e Silvia Zucconi , sottolinea il boom dei vini frizzanti italiani, trainati dal Prosecco, su mercati come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, il Giappone e anche la Russia.
Ma tutto il settore vinicolo trentino tiene grazie alle vendite all'estero, che superano i 300 milioni annui: sono pari a 323 milioni nel 2013. «La tendenza alla crescita dell'export - afferma Piccoli - non riguarda più solo i nostri big player cooperativi. Negli ultimi anni anche piccole imprese si affacciano sui mercati esteri».
Tutto questo a dispetto di una vendemmia 2014 che si è dimostrata peggiore di tutte le stime fatte finora. Ieri, nell'occasione dello studio Nomisma, Piccoli e il direttore del Consorzio vini Erman Bona hanno presentato i dati definitivi. Le uve raccolte dalle 120 cantine del Consorzio, che rappresentano la quasi totalità della produzione vinicola provinciale, sono pari a 1 milione 25 mila quintali, il 25% in meno del 2013, che era stata una vendemmia record, ma anche uno dei dati più bassi degli ultimi quarant'anni.
Colpevole in primo luogo il maltempo. «Un'annata decisamente anomala sotto il profilo climatico - dice il Consorzio - che ha fatto registrare abbondanti e frequenti precipitazioni» e con temperature inferiori ai valori medi del periodo. La piovosità, dicono i dati di Meteotrentino, è stata dell'80% superiore alla media storica e i giorni con pioggia del 51% superiori. In alcune aree ha colpito anche la grandine. Fenomeni, peraltro, comuni a tutto il Nord Italia e anche ad altre regioni viticole.
L'andamento climatico ha abbassato il contenuto zuccherino delle uve. «Anche il vino deve fare i conti con i cambiamenti del clima - osserva Piccoli - Ma la tendenza al calo produttivo c'era anche prima. In parte dipende dal fatto che le potenzialità di espansione della viticoltura trentina sono poche: siamo già saliti, difficile coltivare altre aree. Ma dipende anche dall'obiettivo di ottenere rese produttive per ettaro più basse per aumentare la qualità».
La vendemmia magra ha accentuato la prevalenza delle uve bianche, scese in quantità del 23% contro il 31% delle nere. I 787 mila quintali di uve bianche rappresentano il 76,7% del totale (74,6% nel 2013) contro il 23,3%, pari a 238 mila quintali, delle uve nere. Ma le sorprese non mancano all'interno dei bianchi: il Pinot Grigio con 332 mila quintali (32,4%) «sorpassa» lo Chardonnay (292 mila quintali, 25,5%) in testa alla classifica. Le bottiglie di Novello sono state invece quest'anno 471 mila.
Il report di Winemonitor Nomisma ha delineato i nuovi scenari evolutivi per il mercato del vino, dall'emergere dei nuovi produttori al boom spagnolo nel vino sfuso, alle tendenze del consumo, dove il vino diventa da elitario sociale in Paesi come Usa e Gran Bretagna e «quasi il contrario» in Italia.