Dissesti bancari, obbligazioni a rischio
Chi paga dopo lo stop agli aiuti di Stato. Il consiglio del consulente finanziario indipendente: «Mettete il risparmio in più cesti». La video-intervista
Con la bufera sul salva-banche, i risparmiatori trentini e quelli di tutta Italia sono preoccupati: ma i soldi che ho in banca sono al sicuro? Lo abbiamo chiesto a uno dei rari consulenti finanziari indipendenti, Guido Giovannardi (intervistato da Francesco Terreri nel video, ndr), classe 1954, dal 1985 in Trentino, con una lunga esperienza di lavoro in Banca d'Italia. I consulenti indipendenti sono quelli che ti danno consigli su come impiegare il risparmio ma non ti vendono prodotti finanziari: quindi non sono in conflitto d'interesse. Su tutto il territorio nazionale però sono appena 400.
Il risparmio gode in Italia di tutela costituzionale. Fino alla recente direttiva europea sui salvataggi bancari, che entra in vigore il 1° gennaio, quanto era sicuro avere risparmio in banca?
Facciamo un caso: ai tempi del crac del Banco Ambrosiano, negli anni '80, gli azionisti della banca persero tutto, i depositi e il risparmio furono salvaguardati. All'epoca la Banca d'Italia faceva comprare la banca in dissesto da un altro istituto, sostenendolo finanziariamente. In pratica il salvataggio era a carico dello Stato.
Quindi i soldi sul libretto, sul conto corrente o in un'obbligazione bancaria erano garantiti.
Attenzione: già quando siamo entrati nell'Europa monetaria i salvataggi di Stato sono diventati impossibili. È stato istituito il Fondo interbancario di tutela dei depositi, alimentato da versamenti annuali di tutte le banche. In realtà di Fondi di tutela ne esistono due, uno per le Casse rurali e banche cooperative e uno per tutte le altre. Il Fondo tutela i depositi bancari fino a 100 mila euro. Ma non ha mai tutelato né la parte dei depositi oltre i 100 mila euro, né le obbligazioni bancarie di qualsiasi tipo.
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Ma allora il rischio di perdere una parte del risparmio in caso di dissesto bancario c'era già?
Sì, solo che in questi anni i dissesti sono sempre stati pilotati verso l'incorporazione della banca in una più grande e solida in modo che i risparmiatori non ci perdessero niente. Con la crisi del 2008, poi, gli aiuti di Stato sono stati riammessi e in Europa tante banche, soprattutto tedesche, sono state salvate con denaro pubblico, cioè dei contribuenti, per oltre 400 miliardi di euro.
Ma allora cosa cambia con le nuove regole europee, il cosiddetto bail-in o salvataggio interno, che entrano in vigore fra pochi giorni?
Torna il divieto di aiuti di Stato. Vediamo quindi cosa succede in caso di crisi bancaria, quando cioè il patrimonio della banca è insufficiente a garantire i debiti. Prima di tutto perdono denaro gli azionisti. Poi, se non basta, perdono soldi coloro che detengono obbligazioni subordinate, cioè obbligazioni assimilate al capitale della banca. Se non basta ancora a coprire i buchi, pagano i detentori di obbligazioni normali e i depositanti sopra la soglia di 100 mila euro. Fino a 100 mila euro scatta la tutela del Fondo interbancario.
Il decreto salva-banche è già l'applicazione del bail-in?
No, la corsa al salvataggio delle quattro banche è stata fatta proprio per arrivare prima dell'entrata in vigore del bail-in a gennaio. In quel caso, infatti, ci sarebbero andati di mezzo anche i detentori di obbligazioni normali. Il governo aveva proposto all'Europa di salvare anche gli obbligazionisti subordinati facendo intervenire il Fondo di tutela dei depositi ma Bruxelles ha detto no: pur essendo alimentato da risorse delle banche, il Fondo è ritenuto uno strumento di garanzia pubblica, quindi aiuto di Stato, che interviene solo in ultima istanza.
In Trentino ci sono oltre 17 miliardi di euro di risparmi affidati alle banche, di cui quasi 5 miliardi investiti in obbligazioni bancarie. Cosa si può consigliare ai risparmiatori?
Chi ha più di 100 mila euro è meglio se li suddivide su più banche. Se si hanno obbligazioni bancarie, il consiglio è farne verificare il grado di subordinazione, cioè di assimilazione al capitale. In generale è meglio mettere il risparmio in più cesti, suddividere il rischio su più prodotti, non mettere tutto nelle obbligazioni bancarie, che possono essere sostituite ad esempio con i conti deposito, che sono tutelati. Poi c'è il problema della liquidabilità dei titoli: la maggior parte delle obbligazioni delle banche e delle Casse rurali non sono facilmente vendibili prima della scadenza. E che la banca vada in crisi si sa sempre troppo tardi.