Crisi del latte, Calliarii «Alleanze per salvarsi»
C'era anche Gabriele Calliari , presidente della Coldiretti del Trentino, era alla mobilitazione nazionale di Udine, sabato scorso, dove è stato presentato il dossier «Quote latte: un anno dopo». La situazione per il comparto zootecnico è di assoluto allarme: dalla fine del regime delle quote latte (aprile 2015), in Italia hanno chiuso almeno 1.500 stalle e il prezzo medio pagato agli allevatori è sceso al di sotto dei costi di alimentazione del bestiame (da 0,44 centesimi al litro del 2014 a 0,37 nel 2015, allo 0,33 di oggi).
Presidente Calliari, c'è anche in Trentino il rischio imminente di chiusura di qualche stalla?
«No, in Trentino non c'è una situazione drammatica come in Friuli, in Veneto, in Lombardia e altrove, grazie alla forte presenza della cooperazione. Ma i problemi ci sono anche qui. Altrove il sistema si basa solo sull'assorbimento di latte da parte dell'industria. Che preferisce acquistare latte importato dall'estero a 20-22 centesimi, spesso di qualità che, se prodotto con i nostri standard, finirebbe al macero, o microfiltrato e centrifugato per fargli rispettare i parametri... Certo, se questi livelli di remunerazione perdurano, i problemi di sopravvivenza si porrebbero, in primo luogo per i conferitori all'industria, com'è il caso di Finco in Valsugana».
Solo a loro?
«No. Le conseguenze dei prezzi bassi toccano tutti, nessuno è risparmiato».
Come se ne esce?
«Ci sono solo due vie: regole certe a livello Ue (non può succedere come con l'olio importato dalla Tunisia) ed etichetta precisa e trasparente sull'origine del prodotto. Gli allevatori non sono contro il libero mercato, ma le regole devono valere per tutti: il consumatore va messo in grado di decidere se fidarsi di latte importato dall'Ucraina. Da anni chiediamo che il Ministero renda noti i dati, secretati, sull'origine dei prodotti. Ma non lo fa. Ne vedremmo delle belle, come nel caso dei paradisi fiscali!».
La richiesta è vecchia, ma l'Europa non si schioda.
«Fino a un mese fa Coldiretti era sola a portare avanti la richiesta. L'aria è cambiata, dopo che la Francia ha richiesto alla Comunità europea di introdurre in etichettatura l'origine della materia prima».
La Provincia di Trento sta mettendo in campo alcune iniziative: velocizzazione dell'erogazione dei premi agli allevatori, potenziamento del marchio Qualità Trentino, moratoria sui mutui, polizza di copertura. Basta?
«È un buon inizio, ma per avere certezze sul futuro le due cose indispensabili sono, come detto, la etichettatura precisa e le regole certe».
Latte Trento sta definendo un accordo con Trentinalatte per offrire al mercato nuovi tipi di yogurt. Come vede l'alleanza?
«Le alleanze sono indispensabili. Da soli non si va da nessuna parte. Ma dico: va bene, purché la materia prima sia trentina o italiana. Niente alchimie strane che ci farebbero solo del male. E prima di tutto serve unione all'interno del mondo cooperativo per il quale auspico una riunificazione tra Latte Trento e caseifici a grana. Così come ci sono troppe Op tra i produttori di mele. L'obiettivo strategico è allearsi con l'Alto Adige, ma bisogna prima bisogna unirsi all'interno del nostro sistema trentino».