Ristrutturare la casa fa risparmiare il 50% Doppie agevolazioni: statali e provinciali
Vi piace l’idea di risparmiare il 50%? Vi piace l’idea di pagare la metà, anzi molto meno della metà, per rifare il bagno, le finestre o il tetto di casa vostra? Sappiate che potete farlo e dovrete ringraziare chi, forse, di solito criticate: lo Stato in primis e poi la Provincia.
Però dovrete armarvi di una buona dose di pazienza, dovrete stamparvi e riempire un bel po’ di moduli e avere un po’ di tempo per fare il giro di qualche ufficio, statale e provinciale, e di qualche banca. Ma sappiate che queste fatiche potrebbero farvi guadagnare, o meglio risparmiare, anche cinquantamila euro.
Parliamo di ristrutturazioni edilizie e di riqualificazione energetica. Ovvero, ad esempio, rifare il cappotto della casa, mettere un bagno nuovo, cambiare i serramenti o isolare il tetto. Lo Stato anche quest’anno andrà incontro alle persone riconoscendo un beneficio fiscale importante, con percentuali molto alte, ma che potrebbero calare e tornare a regime già l’anno prossimo: del risparmio, come del domani e della proroga, non v’è certezza. In queste agevolazioni si inserirà anche la Provincia, con un ulteriore aiuto, se la delibera presentata dall’assessore Daldoss, che ha già incassato il sì in Commissione, verrà approvata in via definitiva nelle prossime settimane.
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Se concetti come detrazioni di imposta, capienza fiscale o costo del debito sono arabo, proviamo subito a semplificare la questione. Prima di tutto c’è lo Stato. Ad oggi sulle ristrutturazioni edilizie interviene con il 50% su un limite massimo di 96 mila euro e sulle riqualificazioni energetiche con il 65% su tre tipologie di spesa, ovvero 100 mila, 50 mila e 30 mila euro. Percentuali che potrebbero non essere rinnovate e che, se tornassero a regime, sarebbero quasi dimezzate. Passiamo al concreto: una persona vuole rifare il cappotto della propria casa.
Il costo è di 96 mila euro e lo Stato interviene con detrazioni fiscali pari al 50%. Insomma, vi fa risparmiare 48 mila euro. Come? Facendovi recuperare ogni anno 4.800 euro (dieci rate, una all’anno per dieci anni). Unico obbligo avere una capienza fiscale, ovvero avere un reddito, anche piuttosto basso. In questa situazione va a inserirsi la Provincia, che interviene e fornisce un aiuto dove ci sia un problema di liquidità, ovvero pagando l’interesse sul mutuo. L’incentivo, sempre che la delibera venga approvata, ma la strada pare essere in discesa, può essere dato a persone (fisiche, non giuridiche) che abbiano determinate caratteristiche.
In primo luogo la residenza sul territorio provinciale al momento della presentazione della domanda, senza limiti come l’esserlo almeno da tre anni come previsto nei contributi per la prima casa: questo perché si tratta di un intervento a sostegno dell’economia, non di edilizia agevolata. Poi è necessario essere proprietari dell’edificio nel quale sono previsti gli interventi e dichiarare e stimare il totale delle spese da sostenere per la ristrutturazione o riqualificazione, con un minimo di 20 mila euro. In quarto luogo sarà necessario presentare un contratto di mutuo sulle spese previste, dell’importo minimo di 10 mila euro. Infine sarà necessario dimostrare, come previsto dalla norma nazionale, di avere una capienza fiscale. Per farlo, e qui siamo costretti a usare un linguaggio molto tecnico, occorre che la media aritmetica dell’imposta lorda dei due anni precedenti alla presentazione della domanda sia pari ad almeno il 30% del valore della rata annuale di detrazione d’imposta. Non spaventatevi: dalla Provincia ci assicurano che in sostanza basta dimostrare di avere un reddito, anche basso.
Un’altra precisazione riguarda le banche. Il mutuo dovrà essere stipulato presso uno degli istituti che hanno aderito all’iniziativa. Quali? Al momento non si sa ancora quali abbiano aderito, sottostando alle condizioni imposte dal ministero: il mutuo, infatti, deve avere un tasso fisso, che cambia ogni mese. A maggio è di 1,7, mentre ad aprile era di 1,9. Ma, attenzione: non sarà la Provincia a decidere quali banche. Saranno le banche stesse a valutare e decidere. Con il rischio che, se tutte dovessero dire no, la parte trentina dell’agevolazione andrebbe «su per il camino». Il budget trentino per gli aiuti è di trecentomila euro all’anno per dieci anni: sul piatto ci sono quindi 3 milioni di euro, «spalmati» da quest’anno fino al 2026. Secondo una prima stima, se tutti chiedessero l’importo massimo, si arriverebbero ad accettare tra le 650 e le 700 domande. Più verosimilmente si arriverà a circa un migliaio.
Se avete le caratteristiche e volete accedere al doppio aiuto, sia dello Stato sia della Provincia, e avete, come accennato, un po’ di pazienza, potete presentare la domanda all’1 luglio al 30 novembre, presso gli sportelli della Provincia stessa. E se Parigi val bene una messa, anche cinquantamila euro valgon bene un po’ di scartoffie, uffici, concetti «arabi» e burocrazia.