Latte, prezzi in crescita: il settore riprende fiato

Burro e panna trascinano il mercato

di Giorgia Cardini

 Meglio sussurrarlo, ma sembra che il settore zootecnico si stia lentamente riprendendo dalla pesante crisi che ha determinato il crollo del prezzo del latte nei mesi scorsi. Diversi sono i segnali in tal senso, che vengono dal mondo «bianco».  Dopo il clamoroso calo di inizio marzo, quando Latte Trento aveva deciso di abbassare l’acconto liquidato ai 320 soci conferitori da 33 a 30 centesimi al litro (Iva e premio di qualità esclusi), reintroducendo anche le quote, il Cda ha deciso di riportare il prezzo netto a 33 centesimi, a partire da agosto. 
 
E anche vicino ai confini trentini il barometro volge al bello: addirittura, a Verona, si parla di 38 centesimi di acconto a ottobre rispetto ai 28 di luglio pagati da una grande cooperativa, mentre nel cremonese i broker starebbero facendo contratti a 36/37 centesimi al litro. E pure nel feltrino la Latte Busche sca è passata da 33 centesimi a 35 di acconto per litro da ottobre.
 
Chi per ora invece si muove poco è la Casearia Monti Trentini spa di Grigno, che fa capo alla famiglia Finco e conta circa 90 produttori: Casearia ha deciso di passare da 30 a 31 centesimi al litro da ottobre e da 31 a 32 da novembre, dopo i forti ribassi operati tra fine 2015 e inizio 2016. Ma, a differenza delle cooperative, il suo è un prezzo finito, al netto di Iva e premio qualità: e i suoi conferitori non ne sono soddisfatti.
 
Ma cosa sta succedendo nel settore che solo 4 mesi fa pareva sospeso su un baratro, creato dalla fine delle quote latte e da pesanti speculazioni globali, simili a quelle viste negli anni scorsi per i cereali? Pare che a portare benefici siano state non solo le campagne pubblicitarie spinte e le azioni politiche a sostegno del settore messe in campo negli ultimi mesi (500 milioni stanziati dalla Ue per ridurre la produzione, ad esempio), ma anche la sensibilità dei consumatori: i movimenti contro l’utilizzo dell’olio di palma nei prodotti da forno hanno fatto breccia, spingendo le aziende alimentari a usare nuovamente grassi animali o grassi vegetali, meno impattanti. La nuova domanda ha rimesso in moto il valore del burro, cresciuto in due mesi di oltre 1,06 euro al Kg e arrivato lunedì scorso a 4,05 euro al kg, e quello della panna, addirittura volato da 1,50 a 2,20 euro al kg.
 
«In questo momento il mercato si è normalizzato - commenta il direttore di Latte Trento, Sergio Paoli -, mentre nei mesi scorsi aveva toccato livelli inconcepibili. Ora, grazie agli incentivi europei, la produzione in Germania e Olanda è calata e la domanda è di conseguenza aumentata. La scomparsa dell’olio di palma dagli scaffali ha fatto il resto. Le speculazioni sono sempre in agguato e le dinamiche sono imprevedibili: ma ci auguriamo che il trend positivo continui. Sicuramente, posso dire che avremo un bel saldo con un bilancio simile al 2015, quando la remunerazione lorda è stata di 49 centesimi al litro».
 
Alla dinamica positiva per latte, panna e burro non  corrisponde però altrettanto per quanto riguarda i formaggi: l’Asiago fresco Dop pressato di Thiene resta inchiodato sui 4,25 euro per kg. il Grana Padano stagionato a 14-16 mesi è valutato attorno ai 7,30 euro per kg (con un aumento in tre mesi di 15-20 centesimi) e anche il Trentingrana Dop è fermo intorno ai 9,35 euro per kg. Pochissimo.
 
«Il trend negativo dovrebbe essere finito, col punto più basso toccato in maggio - spiega  Fiorenzo Finco, socio e amministatore delegato della Casearia Monti Trentini -. Le prospettive sono buone, ma permane un problema legato ai prezzi dei formaggi. Sicuramente però le cose sono cambiate e, con la calmierazione delle produzioni, potremo avere un futuro meno burrascoso. Ma dobbiamo stare attenti: per questo abbiamo preferito dare solo un piccolo aumento, ora, per poter fare di più nel prossimo futuro, se sarà possibile». 
Ma, aggiunge Finco, ci vorranno anni per cancellare le ferite di prezzi crollati fino a 18-20 centesimi al litro: «In Italia manca il 30% di materia prima e quando arrivano prodotti dall’estero che costano meno, cosa fai? È una legge di mercato...».

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