Sait, il sindacato: stop al lavoro esternalizzato Vertenza esuberi, così si recuperano 60 posti

«Anche il direttore ha ammesso l'utilizzo di ore straordinarie. Il ricorso allo straordinario però, ci dicono i lavoratori, non dipende dalla bassa produttività ma dal fatto che c'è lavoro. Si cominci a riportare dentro Sait i lavori esternalizzati, si recupererebbero già 60 posti di lavoro». Lo sostiene il segretario della Filcams Cgil Roland Caramelle commentando l'intervista all' Adige di ieri del direttore del Sait Luca Picciarelli.

«Non c'è dubbio che Picciarelli abbia parlato chiaro. Ma con la sua impostazione la particolarità della forma cooperativa viene meno: conta la concorrenza sul mercato dove il valore del lavoro è unicamente contabile».

La vertenza sui 130 esuberi, su 650 addetti, annunciati dal consorzio della cooperazione di consumo vede come prossima tappa dopodomani, venerdì, lo sciopero dei dipendenti con manifestazione alla sede della Cooperazione in via Segantini.

La richiesta di incontro con il presidente Mauro Fezzi , il presidente del Sait Renato Dalpalù e i vertici coop è già partita dai sindacati Cgil, Cisl e Uil. Sul piano degli approfondimenti tecnici, dopo l'incontro di lunedì con la società specializzata Elco in cui è stata fatta la ricognizione degli ammortizzatori sociali disponibili, sarà fissato per la prossima settimana un appuntamento al Servizio lavoro della Provincia.

«L'impostazione del direttore Sait - commenta Caramelle - denota un cambio di dna dell'azienda cooperativa, la distintività coop che vede il lavoro come risorsa centrale viene a sparire». Nel merito delle affermazioni di Picciarelli, che ha sottolineato la necessità di rendere più efficiente il modello cooperativo, Caramelle replica: «Il problema non è la bassa produttività, gli straordinari si fanno perché c'è lavoro. Ma se la produttività complessiva è bassa, la responsabilità non è del singolo lavoratore ma di chi ha gestito finora l'organizzazione aziendale».

«Anni fa - ricorda Caramelle - i lavoratori del magazzino chiesero all'azienda proprio di analizzare la produttività. L'azienda rifiutò. In ogni caso al tavolo di confronto i dati non li hanno presentati. Vogliono dare più ristorni alle Famiglie coop: ma a loro si chiede di diventare economicamente più stabili, magari con le fusioni? È stato approvato il nuovo piano commerciale a Trento: Sait sta a guardare e a perdere quote di mercato o intende investire? Il piano industriale prevede nuove esternalizzazioni di servizi?».

Sul caso Sait interviene anche il consigliere provinciale Filippo Degasperi del Movimento 5 Stelle. «Dopo anni di gestione della cooperativa all'insegna della grandeur più sfrenata, i nodi sono arrivati al pettine e la dirigenza pensa di risolvere tutto con 130 licenziamenti. I problemi del Sait sono tanti e antichi. A titolo di esempio, il caso scuola del nuovo magazzino, lanciato in pompa magna con la promessa che avrebbe consentito risparmi dell'1% annuo sul fatturato. A regime di milioni ne è costati 60 e invece di garantire risparmi garantisce perdite».

«Ci sono i negozi in Alto Adige, che ogni anno vanno in rosso per circa 200.000 euro - prosegue Degasperi - C'è il Superstore, altra ideona lanciata con la promessa di ricavati tali da garantire dividendi alle piccole cooperative e che invece è finito anch'esso per accumulare perdite costanti. Gli esempi negativi sono imputabili a decisioni manageriali di una dirigenza inossidabile, la quale non sembra intenzionata ad assumersene la responsabilità».

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