Sait, giornata di protesta dei lavoratori No al piano che prevede 130 esuberi

di Andrea Tomasi

È arrivata la risposta dei manager della Cooperazione ai lavoratori del Sait, che questa mattina hanno protestato contro i tagli al personale (130 esuberi annunciati). E le parole dei vertici di Federcoop non piacciono ai 200 lavoratori che si sono fatti sentire con fischietti e megafoni sotto le finestre della sede di via Segantini a Trento (fotoservizio di Alessio Coser).

I rappresentanti sindacali hanno incontrato la dirigenza: il presidente della Cooperazione trentina Mauro Fezzi, il delegato ai rapporti sindacali della Federazione Michele Odorizzi e il presidente del Sait Renato Dalpalù.

Quest’ultimo ha messo le mani avanti: «Occorre coniugare mutualità con produttività. Salvaguardiamo gli altri 520 posti in Sait».

«Il momento è pesante - gli ha fatto eco Fezzi -  ma la Cooperazione in questi anni ha sempre creato occupazione. Faremo di tutto per cercare, a fianco di Sait, soluzioni per attutire l’impatto».

Faremo di tutto per cercare, a fianco di Sait, soluzioni per attutire l’impatto

Disponibilità a collaborare per attutire l’impatto ma quel che è certo è che l’impatto ci sarà.

«Dai vertici cooperativi - si legge in una nota ufficiale - è venuta innanzitutto la consapevolezza della gravità di una decisione sofferta, impopolare e dolorosa per molte famiglie, ma Dalpalù ha dovuto anche ribadire la necessità di intervenire per migliorare la produttività».

Il messaggio è chiaro anche se ben confezionato: capiamo la preoccupazione ma si va avanti. Della serie: i 130 esuberi sono necessari per salvare gli altri.

«Massima disponibilità a confrontarci per fare sì che il danno sia il minore possibile – dice Dalpalù –. Finora abbiamo tenuto in sospeso l’avvio della procedura».

Il presidente di Sait ribadisce che la scelta è arrivata dopo altre iniziative che «hanno riguardato l’alleggerimento del debito e la politica commerciale». E ancora: «Saranno interessati da revisione anche tutti i rapporti con i fornitori di beni e servizi. Ma purtroppo non possiamo fare a meno di migliorare la produttività. In questo modo garantiamo occupazione agli altri 520 lavoratori».

E dopo che nei giorni scorsi sono piovute critiche sul direttore Picciarelli, che aveva detto che le cooperative sono a tutti gli effetti imprese commerciali e come tali si comportano, Dalpalù cerca di ammorbidire: «La mutualità non è in contrapposizione con la produttività, devono andare insieme. Il nostro obiettivo è quello di mantenere aperti i punti vendita della cooperazione di consumo a servizio del territorio”. Ma la sostanza, per chi farà parte della sforbiciata sui 130  non cambia.

Fra i lavoratori del Sait scesci in piazza questa mattina c’era anche la politica provinciale davanti alla sede del gigante cooperativo trentino. Il primo a mescolarsi ai lavoratori del Sait - anche perché il suo ufficio (alla Cassa Centrale della Casse Rurali) - è stato il consigliere provinciale autonomista Walter Kaswalder, «battitore libero» delle Stelle Alpine. Poi si sono visti i rappresentanti dell’opposizione in Consiglio: Manuela Bottamedi (ex Cinque Stelle, ex Patt e ora Gruppo Misto), Giacomo Bezzi (Forza Italia) e Claudio Cia (Agire), che insieme alla Lega Nord di Maurizio Fugatti nei giorni scorsi hanno chiesto le dimissioni dei vertici della Cooperazione trentina, «colpevoli», dicono, dello stato di difficoltà in cui versa il Sait.


Rispetto alla narrazione dei manager della Cooperazione i sindacati raccontano tutta un’altra storia. «Per noi i 130 esuberi non ci sono – hanno ribadito Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs a fianco dei lavoratori -. Chiediamo massima trasparenza sulle analisi che hanno portato il consorzio a questa valutazione. Oggi il lavoro in Sait c’è”.

Insomma i tagli non sono la soluzione di un problema che non è stato creato dai dipendenti.

I lavoratori e sindacati hanno puntato il dito contro i vertici del consorzio, chiedendo che a pagare gli errori di gestione non siano i lavoratori, ma chi ha materialmente gestito la struttura di via Innsbruck in questi anni.

«Per noi non c’è nemmeno un esubero dimostrato da dati certi – hanno detto i tre segretari – fate chiarezza. I lavoratori hanno già dato: poco meno di due anni fa ci avete chiesto un rinnovo al ribasso. Non accettiamo un modello di riorganizzazione che punta a far quadrare i conti solo tagliando i posti di lavoro. Chi ha gestito il consorzio in questi anni si assuma le sue responsabilità».

E sull’apertura di un confronto hanno precisato: «Non ci sediamo ad un tavolo che vuole far passare le riduzioni del personale per risanare i bilanci. Qui c’è in ballo un intero sistema, tutta la Cooperazione, che va ristrutturata. E se non lo faranno tra tre anni di esuberi ne avremo almeno 500».

Qui c’è in ballo un intero sistema, tutta la Cooperazione, che va ristrutturata. E se non lo faranno tra tre anni di esuberi ne avremo almeno 500

L’apertura del Sait è definita «modesta», dopo il faccia a faccia tra i manager coop e i tre segretari di categoria, Roland Caramelle, Lamberto Avanzo e Walter Largher.

«Renato Dalpalù - si legge in un comunicato - non ha fatto marcia indietro sui tagli, ha concesso più tempo per il confronto confermando che non verranno intanto inviate le lettere di licenziamento e ha fatto una timida apertura, dopo le pressioni sindacali di maggiore trasparenza, a mettere sul tavolo cifre e analisi che motiverebbero i 130 esuberi».

Dal Sait è arrivata anche la conferma che l’operazione di contenimento dei costi riguarderà tutte le attività del consorzio, non solo il personale. Da qui il timore, tra i lavoratori, che si voglia solo alleggerire il personale per esternalizzare attività.

«Qui c’è rischio di un vero dumping sociale», hanno detto i sindacati.

Se l’ipotesi di un così drastico taglio del personale dovesse restare in piedi i sindacati chiedono, comunque, il rispetto del protocollo firmato con la Federazione nel 2011 che impegna il sistema a cercare le soluzioni per ricollocare all’interno del sistema cooperativo eventuali esuberi.

“Siamo qui oggi per richiamare il sistema cooperativo, Sait e tutta la Federazione alla responsabilità, al rispetto di quei valori che loro definiscono fondanti. E al rispetto degli impegni sottoscritti».

Duro anche l’intervento del consigliere Filippo Degasperi (Cinque Stelle): «Il Sait non ha presentato alcun piano industriale, che dovrebbe essere la base di riflessione per capire se gli strumenti che si vogliono utilizzare sono quelli giusti. Senza conoscere gli obiettivi è difficile comprendere le ragioni delle scelte. Di certo siamo di fronte a un modus operandi il cui carattere è tipicamente quello dell’imprenditoria privata, alla faccia di tutti gli impegni storici della coperazione trentina.

Il cambiamento è, direi, ideologico e potrebbe coinvolgere tutto il sistema cooperativo provinciale.  A parte un licenziamento in tronco di un dirigente (così mi è stato detto) tutti gli altri sono al loro posto, con alcuni casi di “devozione” addirittura commoventi!! I principali artefici della situazione odierna oltre Dalpalù, cioè Pavana e il consiglio di amministrazione del tempo, sono ormai al sicuro. La cosa più triste, è consegnare al prossimo un’azienda malridotta, anziché un valore di cui essere orgogliosi come trentini».

Parla il delgato sindacale:

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