Crisi Covid, 32 mila assunzioni in meno: soffrono pubblici esercizi e commercio, tengono edilizia e agricoltura
Dramma occupazione per i più giovani, boom ai Centri per l'Impiego
TRENTO - Meno 32.000 assunzioni, bruciate oltre 17.000 posizioni lavorative in un anno. Il Covid presenta il conto all'economia trentina e al suo mercato del lavoro. I dati sul 2020 sono quelli, ufficiali, dell'Agenzia del lavoro. E mettono in evidenza come, accanto al settore dei pubblici esercizi e del commercio che costituisce il 70% delle minori assunzioni, anche l'industria con oltre 2.000 assunzioni in meno, l'anno scorso abbia sofferto. E ancora non si sente l'effetto dei licenziamenti il cui blocco, se non sarà prorogato, finirà il prossimo 31 di marzo.
L'ultimo mese dell'anno scorso, anch'esso molto negativo, fa segnare un crollo ulteriore delle assunzioni. Rispetto a dicembre del 2019, le assunzioni delle imprese trentine calano di 15.189 unità (dalle 21.031 alle 5.842 di dicembre del 2020) e del 72,2% in termini percentuali. Come nei mesi precedenti il calo della domanda di lavoro ha interessato soprattutto il terziario e in particolare i pubblici esercizi (dalle 13.361 assunzioni di dicembre 2019 alle 1.399 di fine 2020) a ragione di una stagione turistica invernale ancora completamente ferma. In questo quadro del tutto eccezionale, da sottolineare invece la sostanziale tenuta del manifatturiero.Nel 2020 in totale le assunzioni calano di 32.830 unità, per una variazione negativa del 20,4%. Nell'intero arco dell'anno il calo della domanda di lavoro ha interessato tutti i settori di attività.
È stato quasi ininfluente in agricoltura (-495 assunzioni e -1,7% in termini relativi), più sostenuto nel secondario (-3.317 : -17,1%) e soprattutto nel terziario (-29.018 e -25,7% ).Nel terziario, senza sorprese, è il comparto dei pubblici esercizi a pagare il maggior prezzo (anche) nei dodici mesi. Rispetto al 2019 si contano 20.406 assunzioni in meno per una variazione negativa del 40,1%. Sempre nel settore, il commercio perde 2.583 assunzioni e il 24,9%, i servizi alle imprese 1.783 per un -17,0%, e nei rimanenti comparti i fabbisogni di personale diminuiscono di 4.246 e 10,4%.Anche le cessazioni lavorative nel 2020 calano, di 15.175 unità e del 9,4%. Nonostante questo calo, le uscite dal mondo lavorativo nel 2020 prevalgono sulle entrate. Alle 128.328 assunzioni sono corrisposte, infatti, 145.957 cessazioni dal lavoro. Il saldo occupazionale dell'anno indica quindi una perdita di 17.629 posizioni lavorative. Da segnalare come nel 2019, seppur per sole 28 unità, fossero state le entrate a prevalere.
In positivo come saldo dell'anno e differenza con quello dell'anno prima, le sole costruzioni (che hanno beneficato di una forte politica di incentivazione agli investimenti).
Il peggior risultato, tanto nei dodici mesi che per confronto, si registra ancora una volta per i pubblici esercizi.Nel 2020 il minor fabbisogno di personale è stato in valori assoluti pressoché simile tra maschi e femmine (-16.353 e -16.477 donne), anche se in termini relativi la flessione è stata leggermente maggiore per queste ultime.La diminuzione delle assunzioni ha invece colpito maggiormente la manodopera straniera per la quale le 12.593 minori opportunità di lavoro hanno rappresentato una riduzione del 24,7%, mentre le 20.237 assunzioni in meno degli italiani corrispondono a un -18,4%. Per età la fascia più penalizzata si conferma quella centrale dei 30-54enni. Nei dodici mesi del 2020 le assunzioni di lavoratori adulti sono calate del 22,2% (-18.437 assunzioni).
Sono comunque diminuite del 19,6% e 11.679 tra i giovani fino a 29 anni e del 14,7% per un 2.714 unità in meno tra i lavoratori più anziani.
Le minori assunzioni a tempo indeterminato in senso stretto sono state 1.795, per un calo del 14,1% che è in assoluto la più bassa variazione relativa. Anche se non si tratta di una forma diretta d'inserimento al lavoro, si deve sottolineare pure la riduzione nell'anno delle trasformazioni dei contratti a termine in tempo indeterminato: dalle 7.196 del 2019 alle 6.198 del 2020, quasi 1.000 trasformazioni in meno per una flessione del 13,9%. Le assunzioni con contratto di apprendistato sono diminuite di 2.308 unità con il peggior risultato in termini relativi (-33,2%) un calo che, in questo periodo di forte incertezza, indica una bassa propensione delle imprese a investire sui giovani in un orizzonte di lungo periodo.
Centri per l'impiego, ondata di richieste
A dicembre, il ritmo di crescita dello stock degli iscritti ai centro per l’impiego accelera ulteriormente, rasentando quote paragonabili al picco raggiunto nella prima ondata di pandemia. C’ è, infatti, a un aumento del 24,2% rispetto a dicembre 2019 (in maggio 2020 si era registrato un +24,4%), per un totale complessivo di 47.615 iscritti. L’incremento è ancora più marcato per le donne (+26,4%, a fronte del +21,5% dei maschi) che continuano a rappresentare la maggioranza degli iscritti con il 57,5%. Per età, si conferma la prevalenza della classe dei 30-54enni che rappresentano il 53,6% del totale.