Sostegni, gli aiuti restano deludenti. Gli esercenti: “Coprono appena il 7 per cento delle perdite”
Achille Spinelli promette: “Se gli stanziamenti previsti dal decreto sostegni non risultassero sufficienti a garantire stabilità alle realtà imprenditoriali, faremo di tutto per fare la nostra parte”
TRENTO. i chiamano sostegni, non più ristori ma il timore è che resteranno comunque poca cosa. Dopo l'approvazione del decreto da parte del Consiglio dei ministri è ancora presto per sapere con certezza quanti fondi, nel complesso degli 11 miliardi di euro stanziati, arriveranno in Trentino.
Ma le categorie economiche hanno già lanciato il loro grido d'allarme: non basterà a salvare tante imprese. Sulla base di popolazione e pil (quello trentino pesa per 20 miliardi sui 1.800 nazionali), è possibile immaginare che in provincia possano arrivare tra i 110 e i 120 milioni.
Ma al di là delle stime, sono le simulazioni criteri alla mano a preoccupare le imprese. Anzi, a farle arrabbiare. La ripartizione delle risorse, a fondo perduto, sarà calcolata, infatti, sulla base di cinque fasce che otterranno un aiuto in percentuali decrescenti all'aumentare del fatturato: del 60% per le realtà con fatturato fino a 100mila euro, del 50% tra 100 e 400mila euro, del 40% tra 400mila e 1 milione, del 30% tra 1 e 5 milioni e, infine, del 20% per quelle con fatturato tra i 5 e i 10 milioni di euro. Il sostegno sarà però tarato sulla perdita mensile media, non su quella annuale complessiva: secondo i calcoli dell'Agenzia delle Entrate il ristoro medio per le imprese della prima fascia sarà di 2.000 euro, per quelle della seconda fascia di 5.000 euro. In media, 3 milioni di soggetti interessati otterranno circa 3.700 euro.
«I primi calcoli effettuati dalla nostra struttura nazionale - commenta amaro Aldi Cekrezi di Confesercenti - fanno emergere un dato terrificante: mediamente per le microimprese i fondi in arrivo potrebbero coprire tra il 6 e il 7% delle reali perdite».
«È presto per tirare le somme - commenta il segretario generale della Camera di commercio di Trento Alberto Olivo - anche perché ora saranno le singole categorie a muoversi. È ancora presto per tracciare un quadro esaustivo della situazione in Trentino. Certo è che le avvisaglie non sono buone».
Sarà decisivo, lo si può già affermare con limitati margini di errore, il ruolo della Provincia. Anche in questo caso con fondi in arrivo da Roma. Innanzitutto sarà necessario capire come andranno gestiti i fondi destinati alla montagna (una delle poche note liete arrivate dal Consiglio dei ministri è che la somma complessiva dovrebbe attestarsi su 700 milioni anziché sui 600 che erano stati stimati fino a qualche giorno fa: a Trento dovrebbero spettarne 175.
Se tra i beneficiari di parte di queste risorse dovessero essere inseriti non solo gli impiantisti ma anche esercenti, ristoratori, albergatori, commercianti, imprese e partite iva delle località turistiche, potrebbero emergere più risorse per sostenere o ristorare - fate voi - le altre imprese del territorio.
Non tanto sul fronte delle risorse del decreto sostegni - che presumibilmente saranno erogati a livello centrale - ma su quello dei 250 milioni che la Provincia dovrebbe poter gestire a fronte dell'invio da Roma di fondi destinati alle regioni e provincie a statuto speciale per compensare la riduzione di gettito dovute all'economia ferma per la pandemia. Una torta ragionando sulla quale parecchie fette potrebbero essere destinate alle categorie lasciate in affanno dal decreto sostegni.
A confermarlo è l'assessore provinciale allo sviluppo economico Achille Spinelli: «Se gli stanziamenti previsti dal decreto sostegni non risultassero sufficienti a garantire stabilità alle realtà imprenditoriali, piccole o grandi che siano, del Trentino, faremo di tutto per fare la nostra parte. Proprio utilizzando in particolare parte di quei 250 milioni. Vedremo nei prossimi giorni cosa si potrà fare e con quale capacità di incidere nel risollevare le aziende dalla crisi».«L'importante, dopo settimane di incertezze, bozze e ipotesi, è avere sul tavolo quantomeno criteri precisi - spiega il presidente dell'Ordine dei commercialisti Pasquale Mazza - in modo da poter procedere con l'esame delle perdite e il calcolo degli importi degli aiuti». Che per troppi rischiano di restare gocce in un mare di lacrime.