Alta Garda e Ledro, persi 20 negozi e 150 posti di lavoro
La crisi pandemica si abbatte sulle attività commerciali, resistono bene solo i supermercati alimentari mentre crolla il settore dell'abbigliamento
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ROVERETO. Sono 150 lavoratori e lavoratrici che hanno perso il posto e oltre 20 negozi che hanno chiuso le saracinesche le prime vittime della crisi Covid nel commercio in Alto Garda e Ledro.
Ma se i consumi e il turismo non ripartono, la situazione, dicono le associazioni di categoria, è destinata a peggiorare. Un segnale negativo viene dalle saracinesche abbassate e dai locali vuoti in vendita o in affitto in centro storico (vedi foto). Fino al 2019 la rete delle attività commerciali era in espansione.
Non tanto come imprese locali, che negli ultimi cinque anni sono diminuite del 7%, spesso sostituite da catene regionali e nazionali.
Quanto come occupazione: gli addetti del settore, tra ingrosso e dettaglio, sono arrivati a sfiorare le 3.000 unità con una crescita del 12%. Nell'anno della pandemia, invece, sono cominciati i guai. Mentre qualche comparto, come i supermercati e le farmacie, regge, altri, in testa l'abbigliamento e il sistema moda, va a picco.
E cominciano a saltare i posti di lavoro precari e stagionali.Secondo l'Ufficio studi della Camera di Commercio di Trento, a fine 2020 in Alto Garda e Ledro ci sono 1.031 attività commerciali, aziende con sede in zona e unità locali di imprese di fuori, con 2.719 addetti, di cui 751 titolari e indipendenti e 1.968 dipendenti fissi o a termine. Di esse, 144 sono attività di commercio all'ingrosso con 548 addetti, 115 riguardano il commercio all'ingrosso e al dettaglio e la riparazione di autoveicoli e motocicli per un totale di 284 lavoratori dipendenti e indipendenti, 670 sono negozi in sede fissa con 1.754 addetti, 102 commercio ambulante o in altre forme, compreso internet con 133 persone che vi lavorano.L'ingrosso non sembra aver sofferto molto della crisi.
Rispetto a un anno prima, le aziende e unità locali sono 7 in più, mentre il personale è diminuito di 4 unità. Sono già più difficili le cose nel settore degli autoveicoli, dove i punti vendita sono rimasti gli stessi ma gli addetti sono diminuiti di 17 unità.La crisi si concentra nel commercio al dettaglio e in particolare in alcuni comparti.
L'anno scorso i negozi sono scesi di 22 unità rispetto ai 692 del 2019. Gli occupati sono 130 in meno rispetto ai 1.884 dell'anno precedente. Gli esercizi non specializzati con prevalenza alimentare, cioè i supermercati di tutte le dimensioni, sono calati di 4 unità, passando da 80 a 76, mentre gli occupati sono scesi da 558 a 545, cioè 13 in meno. Sul versante tenuta, ha contato l'essere rimasti sempre aperti e aver vissuto la corsa all'accaparramento dei beni nel primo lockdown. Sul versante crisi, si sente la mancanza dei turisti.Va molto peggio all'abbigliamento.
A fine anno si contano dieci negozi in meno, 156 invece di 166, con 45 posti di lavoro persi, da 304 a 259. I negozi di articoli sportivi calano da 48 a 45 con 21 addetti in meno, da 123 a 102. Le calzature registrano un negozio in più, 41 invece di 40, ma 19 commessi e commesse in meno, da 99 a 80. Ma c'è anche chi tiene.
Ad esempio i mobili e articoli per la casa, 32 negozi, stabili, con 82 addetti, due in meno, le ferramenta, vernici e materiali da costruzione, 19 punti vendita con 69 addetti, in aumento di 12, e naturalmente le farmacie e parafarmacie, che restano 22 con il personale in crescita a 62 unità.
Le librerie della zona sono sempre 7 con 31 titolari e collaboratori, mentre perdono colpi edicole e cartolerie, che scendono da 15 a 13 e da 23 a 18 addetti. Poi c'è l'esplosione del commercio on line che passa da 22 a 35 ditte, in gran parte individuali.Nell'Alto Garda i centri con maggiore presenza commerciale sono Riva del Garda e Arco.
Ma in proporzione alla popolazione, dice l'Istituto provinciale di statistica, in testa c'è Nago-Torbole con 21 negozi ogni mille abitanti, contro i 16 di Riva e i 9 di Arco. A Riva i negozi del sistema moda calano da 97 a 93 ma aumenta la superficie di vendita, segno che c'è un processo di concentrazione. A Nago-Torbole l'abbigliamento perde due punti vendita, passando da 21 a 19. Ad Arco invece cresce da 30 a 32 negozi e da meno di 4.000 a più di 5.000 metri quadri di vendita.