Trenta stalle chiuse e 900 mucche da latte perse: gli allevatori trentini però stringono i denti
Costi alle stelle per l’energia elettrica, gas e mangimi, a cui si sono aggiunti la siccità e i problemi legati all’orso. La «Festa di primavera» è alle porte ma l’allevamento, in piena crisi, prova comunque a ripartire
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TRENTO. È quando il gioco si fa duro che i duri cominciano a giocare. Fedeli a questo motto gli allevatori trentini provano a rilanciare dopo un "annus horribilis". Sabato 22 e domenica 23 aprile nella sede della Federazione si terrà la 16ª edizione della "Festa di primavera", quest'anno con la novità della partnership con Trentingrana Concast.
All'obiettivo classico di avvicinare la gente di città alla cultura di montagna, quest'anno se ne aggiunge uno nuovo: «Puntare a promuovere e valorizzare i nostri prodotti per far vivere le aziende» spiega il presidente della Federazione Giacomo Broch. «Latte e formaggi trentini, ma anche la carne in un momento in cui si parla di crearla sintetica, sono garanzia di qualità e professionalità».Dare valore alla produzione, del resto, è l'unica strada che può garantire futuro all'agricoltura di montagna, ora più che mai colpita dalla tempesta perfetta.
La siccità dello scorso anno che ha dimezzato la produzione di formaggio, l'impennata dei costi dell'energia, del gas e dei mangimi hanno messo in seria difficoltà il settore: «Contiamo una trentina di stalle chiuse e almeno 900 vacche da latte perse» stima Broch. Si tratta del 5 per cento di un capitale di 18mila vacche da latte (oltre a 15mila capi in fase di allevamento) divisi in circa 800 aziende agricole), a cui vanno aggiunti 10mila capi da ingrasso per la carne.
Numeri importanti per un settore che non vale solo per il PIl prodotto, «ma che è un valore aggiunto per la cura, manutenzione e presidio del territorio e per il richiamo turistico» aggiunge il presidente. Proprio per cercare di dare valore al comparto nell'ambito della festa di primavera è stato organizzato il convegno su "Il latte di montagna fra crisi, rincari e nuovo bisogni dei consumatori".
Da notare la presenza dell'enologo di fama nazionale Emilio Pedron che spiegherà il percorso seguito a suo tempo dal comparto vitivinicolo per dare lustro e prestigio al vino trentino, ma anche quella del presidente dell'Apt del Garda Silvio Rigatti sul tema del binomio turismo e allevamento. La novità, come detto, è la presenza a fianco degli allevatori del Concast Trentingrana, il consorzio di 16 caseifici trentini. «Per noi e per i nostri 650 soci produttori di formaggi tipici - spiega il direttore tecnico Sergio Ramelli - il rapporto con la Federazione diventa fondamentale per far conoscere i nostri prodotti».
Per questo sono stati programmati per sabato e domenica (dalle 10.30 alle 16.30) una serie di laboratori sui formaggi trentini. Saranno curati dai maestri assaggiatori Onaf (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggio) Giampaolo Gaiarin, Stefano Senatore, Marina Schmol. Verranno proposti presìdi Slow Food quale Puzzone di Moena Dop di malga, Vezzena di Lavarone di malga, Casolet Val di Sole Peio e Rabbi, Trentingrana Dop di malga). Presenti anche altre eccellenze del Trentino: Boscatella, Fontal Cavalese, Puzzone di Moena Dop, Affogato di Sabbionara.Saranno organizzati anche laboratori dimostrativi di caseificazione curati da Alessandro Vanzo.