Cassa integrazione, in Trentino da ottobre è boom nell'industria
Nell’ultimo trimestre richiesto il 42 per cento di tutte le ore dell’anno, le cause incertezza dell’economia Usa nel periodo delle elezioni, crisi automotive in Germania e i costi energetici. Metalmeccanica, carta e chimica coprono l’84% delle ore. I sindacati chiedono alla Provincia di intercedere sull’Inps di Trento: «Procedure irrigidite, ma gli ammortizzatori sono fondamentali per garantire lavoratori e aziende»
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TRENTO - Torna l'allarme cassa integrazione, segno che la fase di rallentamento dell'economia a livello mondiale inizia a farsi sentire anche in provincia. L'Osservatorio Inps ha pubblicato i dati delle ore di cassa (ordinaria, straordinaria e in deroga) richieste nel 2024, suddividendole mese per mese: nel 2024 sono state 1,9 milioni.
Se a livello complessivo c'è addirittura un leggerissimo calo rispetto al 2023 (1,94 milioni), quello che deve creare attenzione è il dato sull'ultimo trimestre: tra ottobre e dicembre si è consumato il 42,8 per cento di tutte le ore richieste nel corso dell'anno. «Un dato facilmente pronosticabile» a detta dei sindacati.
«Sono diversi mesi che come organizzazioni sindacali denunciamo il pesante rallentamento dell'attività industriale in Trentino registrata nei dati della produzione industriale, degli investimenti e delle assunzioni dove tutti gli indicatori sono in calo da mesi» spiegano Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Largher, segretari generali di Cgil, Cisl e Uil.
Alla base della nuova fiammata la situazione macroeconomica generale, dovuta da un lato all'incertezza che storicamente interessa gli Stati Uniti e di conseguenza l'economia mondiale nei mesi precedenti alle elezioni per la Casa Bianca.
A questo dobbiamo aggiungere le difficoltà della Germania e di uno dei settori trainanti della sua economia, l'automotive, che più lentamente rispetto ad altri territori sta arrivando pesantemente anche in Trentino. Tra gli elementi da considerare pure il balzo dei costi dell'energia e la guerra commerciale tra Usa e Cina.
Una crisi del lavoro, insomma, che secondo i sindacati tocca più degli altri il settore industriale.
Per questo, depurando i numeri totali dai dati riguardanti commercio ed edilizia, si concentrano sulla cassa integrazione nella manifattura. Le ore di integrazione salariale autorizzate dall'Inps per le aziende del ramo industria nel corso del 2024 in Trentino sono 1,43 milioni, in linea con quelle dell'anno precedente con un lieve aumento pari all'1, 3 per cento.
«Quello che preoccupa - dicono i tre segretari - è la progressione del fenomeno: nel solo ultimo trimestre del 2024 infatti sono state autorizzate ben 605 mila ore di integrazione salariale in provincia pari al 42,3% del totale dell'anno. Se il ritmo restasse questo anche per il 2025, assisteremo ad un raddoppio delle ore di cassa autorizzate rispetto all'anno appena trascorso».
Ad oggi l'Inps non fornisce ancora i dati di dettaglio dei singoli settori economici. Ma è facile intuire che a pesare di più sarà il settore metalmeccanico. Considerando i primi nove mesi dell'anno è stata proprio la meccanica e la metallurgia a trascinare l'aumento della cassa "ordinaria" con ben il 42 per cento di tutte le ore autorizzate di tutti i settori fino a settembre ed un aumento del ricorso alle integrazioni salariali in questi due comparti di ben l'80 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023. Il 34 per cento delle ore autorizzate tra gennaio e settembre ha riguardato il settore cartario, mentre per la la chimica-gomma-plastica siamo al 12 per cento. Facile ipotizzare che anche nell'ultimo trimestre del 2024 siano proprio questi comparti a trascinare verso l'alto l'utilizzo della cassa integrazione.
«Per evitare che questa fase congiunturale sfoci in crisi aziendali, esuberi e ristrutturazioni è fondamentale giocare d'anticipo» dicono Grosselli, Bezzi e Largher, ricordando che da tempo chiedono alla Provincia di mettere intorno ad un tavolo tutti gli attori del sistema industriale per concertare un piano straordinario di interventi.
«Accanto a questa priorità come sindacati chiediamo alla giunta di aprire un confronto urgente con l'Inps di Trento che in questi mesi sta irrigidendo le procedure di concessione della cassa, spesso per ragioni più formali che sostanziali. Bisogna superare rapidamente queste interpretazioni perché gli ammortizzatori sociali di fronte ad una situazione tanto complessa sono essenziali per garantire non solo la tenuta sociale dei lavoratori coinvolti e delle loro famiglie, ma anche la capacità stessa delle aziende di rilanciare le proprie produzioni».