Rientro a scuola? Sì ma senza fretta

La lettera al Direttore

Rientro a scuola? Sì ma senza fretta

Gentile direttore, premesso che non ho figli da mandare a scuola e premesso che non dispongo di cattedre (almeno finora, un domani chissà), mi premeva fornire un mio spunto sul dibattuto rientro sui banchi di scuola nel prossimo anno. Innanzitutto, considerando che siamo “reduci” da una emergenza sanitaria senza precedenti non capisco la fretta - e la testardaggine - di riportare alla normalità un settore vitale quale quello dell’istruzione. Ma come, si dice che il mondo non sarà più come prima, però vogliamo ostinarci a tutti i costi a riportare i nostri figli a scuola con le stesse date di prima?
Tra l’altro, ricordo che quando andava a scuola il sottoscritto (stiamo parlando quindi del paleolitico) le lezioni iniziavano a ottobre inoltrato e nessuno mi sembra si sia mai lamentato. A maggior ragione dovrebbe aver più senso adesso, sia per preparare bene le cose, sia perché almeno qui in Trentino abbiamo un’altra gatta da pelare, ossia le elezioni amministrative, che coinvolgono la quasi totalità del territorio. Primo turno 20-21 settembre, secondo turno il 4 ottobre. Domanda: che senso ha far tornare i nostri figli a scuola nel frattempo? Qualcuno dice: «teniamo le elezioni fuori dalle scuole», ma - bontà loro - dove le teniamo, nei centri commerciali? Non è forse meglio aspettare un paio di settimane, effettuare le elezioni e poi far rientrare i nostri figli sui banchi di scuola?
C’è poi un’altra motivazione che porterebbe acqua al nostro mulino. Visto che da vari anni settembre è uno dei mesi più belli, non sarebbe il caso di prolungare la pausa estiva permettendo sia alle famiglie di tirare ancora un po’ il fiato, sia agli operatori turistici di recuperare almeno in parte il maltolto? Insomma, tornare a scuola a ottobre dopo il secondo turno delle elezioni sarebbe una situazione come dicono gli anglofoni “win-win”, ossia “vincono tutti”. Inutile intestardirsi su scadenze diciamo “obbligate” che non hanno alcun senso nel presente status quo. E poi, scusatemi, ma siamo o non siamo autonomi? Per la verità, su questo quesito - già posto in più di un’occasione anche su altri argomenti - non ho ancora avuto lumi o riscontri, sarebbe magari ora di togliersi questo dubbio. E poi, in conclusione, ricordiamoci il vecchio detto: “la gatta frettolosa fa i figli ciechi”.



Gabriele Gattozzi

 


Aperti bar e locali, la scuola no?

 

Le sue parole sono in linea con quelle del sindaco di Venezia e di altre persone che invitano a non avere fretta, a non aprire per poi chiudere (appunto causa elezioni) e, sostanzialmente, a spostare l’apertura ad ottobre (il paragone con i nostri tempi è però improponibile). Io continuo invece a pensare che la scuola sia rimasta chiusa anche per troppo tempo.

Ho già scritto che si sono preferiti calcio, bar, ristoranti e molto altro. E ribadisco che si sono sottovalutati aspetti fortemente simbolici: la scuola chiusa è la metafora di un tempo senza futuro, di una generazione ferma ai blocchi di partenza, di un divario incolmabile fra chi riesce a insegnare (e a seguire le lezioni) via web e chi per diversi motivi non ce la fa (né a insegnare né a seguire le lezioni). Ma quello che mi sento di aggiungere è che i giovani che non sono ancora rientrati a scuola sono gli uni accanto agli altri al lago, nei locali pubblici, nella pratica di una serie di discipline sportive, in giro per le strade...

Sia chiaro, lo trovo normale, anche perché a quell’età tutti ci siamo sentiti immortali. Forse avevamo ancora genitori che ci avrebbero invitati a un rispetto più rigoroso delle regole, ma tenderei a non generalizzare visto che ci sono anche molti giovani che stanno ancora particolarmente attenti. Resta il fatto che i giovani hanno bisogno di un ritorno alla normalità totale, una quotidianità che in fondo ruota (meglio: dovrebbe ruotare) attorno alle attività scolastiche.



lettere@ladige.it

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