Le dimissioni di Masè sono incomprensibili
La lettera al Direttore.
Le dimissioni di Masè sono incomprensibili
Gentile direttore, sono una dipendente del Dipartimento Agricoltura, Foreste e difesa del suolo, e vorrei fare alcune considerazioni sulle dimissioni del dott. Romano Masè. Sono 36 anni che lavoro nella pubblica amministrazione. Nel luglio del 1985 l’intera Giunta di Flavio Mengoni rimise il mandato dopo l’accaduto di Stava, dove morirono più di 200 persone. Io lavoravo nella segreteria di un assessore e fu un periodo veramente difficile per noi dipendenti. Allora avevano un senso quelle dimissioni, fu una tragedia incolmabile.
Oggi alla luce di questo… ed alla fuga di un orso...vedo sinceramente incomprensibili e ridicole le dimissioni di un capo Dipartimento. Non ha pensato ai dipendenti di tutto il dipartimento... a quanto lavoro c’è ogni giorno da fare sul territorio dal dopo Vaia ed alla gestione ordinaria, agli uffici periferici ormai quasi privi di personale. Non ha pensato che noi ci possiamo trovare allo sbando, ora, su tematiche molto più importanti di un orso. Non ha pensato che il dipartimento non è solo faunistico ma agricoltura, foreste e territorio? Se la scelta è stata dettata dal trovare un capro espiatorio allora mi rivolgo alla giunta provinciale intera.
Se invece la scelta è stata dettata dall’essere considerato un eroe in futuro allora scrollo la testa e penso che sia venuto a mancare un senso di responsabilità verso noi dipendenti della pubblica amministrazione. Ricordo ancora che il motore di tutta questa Provincia siamo ancora noi.
Paola Broseghini
Condivisibile, ma è complicato
Parole condivisibili, le sue. Ma lei sa bene che in certe circostanze contano anche i simboli. E le dimissioni di Masè - ottimo dirigente che negli anni ha potuto dimostrare in più occasioni quanto vale e che in queste ore ha capito che un gesto forte doveva pur arrivare da qualche parte - sono un simbolo. Ora vediamo però cosa succede e come la giunta “userà” quelle irrevocabili dimissioni. La cosa migliore è respingerle, ammettendo però che qualche errore - sulla vicenda M49 - s’è pur commesso. Cosa non facile, visto che siamo di fronte a reazioni emotive che ben poco spazio lasciano alla razionalità. Facile per tutti noi, fra l’altro, parlare dell’orso da lontano o innamorarsi di lui (e torniamo alla questione dei simboli, delle icone) senza averlo mai incontrato e magari senza essere nemmeno mai andati in un bosco. Stupisce persino che in molti accusino la Provincia - unica istituzione che ha avuto il coraggio di reintrodurre l’orso - di odiarlo, l’orso. Il motore, è vero, siete voi. Ma la politica deve indicare una direzione. E di solito lo fa anche ascoltando il parere dei dirigenti generali. Paradossale no? L’importante - e lei ha ragione - è comunque che non si blocchi una macchina amministrativa assai complessa.
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