L'esperto Pedrotti: in Trentino indebolita la tutela ambientale
«Molte cose fatte per tutelare il paesaggio trentino sono state intaccate negli ultimi anni dalla classe dirigente, mentre in Alto Adige si è proseguiti sulla strada del protezionismo. Nell'ultimo piano urbanistico provinciale vi è uno studio dell'ambiente approssimativo e privo di strumenti scientifici, una mancanza inaccettabile per un territorio come il nostro».
Nel corso della tavola rotonda in tema di «Paesaggio trentino ieri ed oggi», tenutasi in sala Rosa del Palazzo della Regione, il professore Franco Pedrotti, botanico, cartografo e naturalista trentino di fama internazionale, non ha usato mezzi termini per esprimere il proprio dissenso nei confronti della politica di tutela ambientale portata avanti negli ultimi anni da parte dell'amministrazione provinciale. Lo studioso - intervenuto a seguito della presentazione del libro «Il volto amato della patria: il primo movimento per la protezione della natura in Italia 1880-1934», dell'accademico calabrese Luigi Piccione - ha parlato di scelte politiche sbagliate, di veri e propri errori e di un avvenire fosco per la tutela del paesaggio alpino.
«Nonostante il Trentino abbia una grande tradizione naturalistica - ha specificato Pedrotti nel corso dell'incontro organizzato dalla casa editrice Temi e moderato dal direttore dell'Adige Pierangelo Giovanetti - non ci si spiega la ragione per cui, tra tutte le facoltà fondate negli ultmi i anni, non vi sia un corso di biologia e di geologia, come invece non manca a Bolzano. Non si capisce perché sia stato chiuso il Centro ecologico alpino del Monte Bondone e per quale motivo le sue competenze siano passate alla Fondazione Edmund Mach, decisamente non adatta a compiere uno studio culturale del paesaggio. Il Trentino non può pensare di tralasciare una parte di studi indispensabili per l'identità della popolazione».
Del problema riguardante la mancata tutela dell'ambiente culturale locale ha parlato anche Salvatore Ferrari, presidente della sezione trentina di Italia Nostra, il quale ha rilevato un significativo ritardo da parte dell'amministrazione locale nel legiferare sul tema. «L'autonomia - ha aggiunto Ferrari, riprendendo il concetto di ambiente naturale come fondamento dell'identità di un popolo - passa anche per la difesa del paesaggio. Attualmente non è più possibile costruire in modo indiscriminato, ma bisogna riqualificare gli edifici esistenti e avere il coraggio di demolire quando se ne presenta l'occasione».
Simile la posizione di Franco De Battaglia, storico giornalista e saggista locale, che ha evidenziato come, al giorno d'oggi, la trasformazione dei luoghi montani sia dettata dalle esigenze di vendita di un prodotto turistico di massa. Dal canto suo, Franca Penasa, già consigliere provinciale e sindaco di Rabbi, ha invece precisato come sia indispensabile interrogarsi sull'utilizzo che s'intende fare delle risorse naturali.
«All'interno dell'università trentina - ha quindi concluso Giovanetti - servirebbe una scuola di paesaggio che permettesse di prendere coscienza dell'importanza del territorio dal punto di vista ambientale e culturale».