Tamara Lunger: grande dolore per le vittime sulla Marmolada, ma non c'è un colpevole da cercare
L'alpinista altoatesina affida a un post social le sue tristi riflessioni e invita a non cercare sempre responsabilità: "Il mio cuore soffre anche perché deve sempre esserci un colpevole. Accuse, denunce, sfoghi di rabbia... Credo che il dolore sia sufficiente. Non abbiamo bisogno di altra negatività che ci appesantisca, perché purtroppo niente e nessuno riporterà in vita queste persone"
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TRENTO. "Mi dispiace davvero molto per le vittime della Marmolada. Ma il mio cuore soffre anche perché deve sempre esserci un colpevole. Accuse, denunce, sfoghi di rabbia... So quanto sia doloroso perdere una persona cara in montagna, ma non mi è mai venuto in mente di cercare qualcuno da incolpare. Anche nel caso di morti a 8.000 metri, dove tra l'altro si pagano 10.000 dollari per il permesso, non ci sarà mai né una chiusura della montagna, né un colpevole, perché è stata una nostra libera decisione andare andare lassù".
Lo ha scritto su Facebook l'alpinista altoatesina Tamara Lunger - che vanta salite sugli 8.000 e nel 2010 è stata la donna più giovane a raggiungere la vetta del Lhotse usando ossigeno supplementare - spiega di essersi "volutamente astenuta dalle richieste dei media, perché dovevo prima riordinare i miei pensieri".
"Vorrei che in questo tempo, in cui siamo sempre più portati a cercare un responsabile (anche se non c'è nessuno), provassimo ad accettare il destino e quindi a concederci anche più pace nella nostra vita. Credo che il dolore sia sufficiente. Non abbiamo bisogno di altra negatività che ci appesantisca, perché purtroppo niente e nessuno riporterà in vita queste persone.
Come alpinista, posso dire che noi europei possiamo essere grati. Grati per il privilegio e la possibilità di decidere liberamente quando e dove andare in montagna, perché purtroppo non è così dappertutto. Tremavo mentre scrivevo queste righe, perché mi toccano molto", ha concluso Tamara Lunger.