La strage silenziosa nelle Rsa trentine Ma quando l'Upipa chiedeva la chiusura l'assessora Segnana apriva le porte
Il tasso di mortalità da coronavirus nelle Rsa resta un caso, a livello nazionale come in Trentino.
Secondo un report dell’Istituto superiore di sanità, basato sui dati che 14 delle 51 realtà presenti sul nostro territorio hanno comunicato, il tasso di mortalità per Covid 19 sarebbe il più alto d‘Italia se confrontato con le altre regioni (17 vittime solo ieri).
Non è facile risalire alle cause, né vanno tratte facili conclusioni. Ma che qualcosa non abbia funzionato nella gestione dell’emergenza all’interno delle Rsa, soprattutto nella fase iniziale, è difficile da negare.
E la giunta provinciale dovrebbe forse fare autocritica sulla decisione di non chiudere subito le case di riposo, come avevano chiesto Upipa e Spes.
LE ACCUSE ALLA GIUNTA PROVINCIALE
Ecco, a questo proposito, cosa diceva il 6 marzo scorso l’assessore alla Salute Stefania Segnana proprio in merito alla necessità di lasciar entrare i parenti degli anziani («Opportuno e importante che possano entrare»), mentre invece l’Upipa, in accordo con il Gruppo Spes, in rappresentanza dei gestori di Rsa del Trentino, invocavano la chiusura:
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ARIA BUONA PER FERMARE IL COVID-19
Una decina di decessi su 350 ospiti anziani nelle quattro strutture rsa di San Bartolomeo (120 posti letto), Angeli Custodi ( 108 ), Gabbiolo ( 57 ) e Gardolo ( 70 ). La presidente della Apsp Civa di Trento, Michela Chiogna , tira un sospiro di sollievo. «Per noi, non sono numeri drammatici. Abbiamo retto, grazie ad un lavoro enorme degli operatori che si sono messi in gioco». Di professione, la presidente è ingegnere, collabora anche con il dipartimento di UniTn a Mesiano. E da ingegnere, negli ultimi giorni, si è messa a ragionare attorno a quello che definisce «un dettaglio». Questo: che l'areazione degli ambienti, dei piani e delle stanze delle quattro rsa, abbia contributo alla sostanziale tenuta del sistema, rispetto a quanto registrato in altre rsa trentine, dove i numeri del contagio (di ospiti e operatori) e dei decessi, da marzo, hanno fatto un balzo significativo.
Contagi e decessi
I numeri, appunto. Qual è la fotografia aggiornata della situazione nella Civica di Trento? «Due strutture sono rimaste sostanzialmente indenni» spiega Michela Chiogna «quella di San Bartolomeo e quella di Gabbiolo». Vale a dire: nessun caso di positività Covid-19 tra gli ospiti. E per il personale? «Due casi a San Bartolomeo, che abbiamo scoperto dopo che erano già in malattia, rientrati, e nessuno nella rsa di Gabbiolo». È la "Stella del mattino" di Gardolo quella che in marzo suscitò le maggiori preoccupazioni, quando venne registrato il primo decesso di una anziana gravata da diverse patologie. «Il dato interessante di Gardolo riguarda uno dei tre piani: qui sono stati fatti i tamponi a tutti i 20 anziani. Tutti negativi. Negli altri due piani sono state monitorate complessivamente, con tamponi e senza, osservando alterazioni e sintomi, 37 persone, trattate come Covid». Con quale risultati? «Con il tampone 24 sono state rilevate positive, ma solo 4 con sintomi, 8 completamente asintomatiche. Nella sostanza, ci sono stati una ventina di recessi». A Gardolo, da marzo al 16 aprile sono stati registrati 6 decessi. «Tutti considerati causa Covid, ma» precisa la presidente «non tutti sottoposti a tampone. Alla Angeli Custodi (ex Ospedalino, ndr) ci sono stati 5 decessi, di cui 4 con tampone positivo». Quanto al personale che ha pagato lo scotto del contagio, la presidente aggiunge: «Una ventina di casi positivi a Gardolo, soprattutto oss e un paio alla Angeli Custodi».
Il supporto del personale
Con questi numeri e grazie ad alcuni rinforzi, non è stato necessario costringere il personale a doppi turni. «Abbiamo assunto 3 infermieri (unità di tempo pieno equivalente, ndr) di rinforzo e 22 tra oss e ausiliari» spiega la presidente. Abbiamo poi inserito in rsa 4 persone, una fisioterapista, una infermiera e due oss, che operavano nel centro diurno di via S.Giovanni Bosco, momentaneamente chiuso». E, poi, è arrivato il rinforzo dalle cooperative Fai e Sad, che hanno prestato 4 persone «Tre in servizio da oggi (ieri, ndr) e una dalla fine della prossima settimana». Le assenze per Covid ( 1,5 di unità a tempo pieno equivalente di infermieri e 20,15 di oss), più una decina di assenze per malattie non Covid superiori rispetto alla media stagionale, sono quindi state coperte.
Il raffronto sulla mortalità
Alla Civica di Trento si sono presi il tempo di fare un raffronto dei decessi in rsa nel primo trimestre 2020 con i due anni precedenti. Nei mesi di gennaio: 18 nel 2018, 8 nel 2019, 7 nel 2020; in febbraio, rispettivamente, 10 , 7 e 9 ; in marzo, il mese dell'esplosione di Covid, 9 nel 2018, 6 nel 2019 e 13 nel 2020. «Sono dati» commenta la presidente «che registrano un incremento dei decessi, ma non così grave».
Aria "buona" nelle rsa
Qui, provando ad interpretare i dati, arriva il "dettaglio" proposto dall'ingegner Chiogna. «Abbiamo deciso» racconta «di tenere chiuso in ogni struttura l'impianto di ricircolo dell'aria, per cui gli impianti di ventilazione prendono aria solo dall'esterno e la immettono nei piani e nelle stanze. Aria pulita, che viene da fuori». Un effetto positivo? «Lo stiamo valutando» risponde la presidente «tanto che abbiamo suggerito di considerare la cosa anche a Upipa. Chiudere il riciclo e immettere aria sana nelle stanze male non fa. Me la sento di suggerirlo». A dare man forte a Chiogna c'è il prontuario redatto dai AiCARR (Associazione italiana condizionamento dell'aria, riscaldamento e refrigerazione) che ribadisce il ruolo degli impianti di climatizzazione invernale ed estiva nella riduzione della duffusione di Covid-19.
Quanto alla dotazione di dispositivi di protezione individuale, la presidente rassicura: «Dopo i problemi iniziali, oggi posso dire che abbiamo scorte, soprattutto di mascherine chirurgiche e di Ffp2 per l'immediato futuro, ma che abbiamo attivato la centrale acquisti per garantirci anche per il dopo».