Mart, in mostra l'arte di arrangiarsi
Verso un 2013 difficile per il Mart, alle prese con la dotazione finanziaria più striminzita di sempre. «Dei 5 milioni su cui in media potevamo contare ogni anno come budget per l'allestimento delle mostre - dichiara il presidente del cda Franco Bernabè - siamo scesi a un milione e mezzo. E da qui a due anni ci sarà un'altra riduzione del 70%. Nel 2015 il monte finanziario per le esposizioni sarà di soli 500mila euro». I costi vivi, non tagliabili, sommano a sei milioni (gli stipendi dei 61 dipendenti diretti e degli 89 impiegati nei servizi in appalto, più utenze e manutenzione). «Faremo ricorso alle nostre migliori risorse - mette in chiaro il numero uno di Telecom - ovvero le nostre collezioni e la fantastica macchina amministrativa. La linea guida sarà "fare tanto con poco"»
Verso un 2013 difficile per il Mart, alle prese con la dotazione finanziaria più striminzita di sempre. «Dei 5 milioni su cui in media potevamo contare ogni anno come budget per l'allestimento delle mostre - dichiara il presidente del cda Franco Bernabè - siamo scesi a un milione e mezzo. E da qui a due anni ci sarà un'altra riduzione del 70%. Nel 2015 il monte finanziario per le esposizioni sarà di soli 500mila euro». I costi vivi, non tagliabili, sommano a sei milioni (gli stipendi dei 61 dipendenti diretti e degli 89 impiegati nei servizi in appalto, più utenze e manutenzione). «Faremo ricorso alle nostre migliori risorse - mette in chiaro il numero uno di Telecom - ovvero le nostre collezioni e la fantastica macchina amministrativa. La linea guida sarà "fare tanto con poco"». Insomma, l'arte di arrangiarsi.
La presentazione alla stampa del rapporto annuale del 2012 (il titolo originale è «Annual Report 2012», in ossequio con la caratura internazionale) ieri nella sala Amici di Corso Bettini ha alternato momenti di esaltazione a obbligati bagni di realtà. Bernabé, la direttrice Cristiana Collu e lo staff della comunicazione hanno illustrato cifre, dati, numeri e nomi contenuti nel rapporto di circa 300 pagine. Un tomo che racchiude tutta l'attività del 2012 del museo e che già di per sé rappresenta una (gradita) novità, dopo gli anni della gestione Belli, in cui era difficile anche sapere il numero dei visitatori. Ma, ermetismo a parte, erano comunque anni «felici». I finanziamenti da Piazza Dante arrivavano puntuali: 88,3 milioni in 10 anni. «Già da un paio d'anni - ha considera Bernabé - avevo capito che le risorse dal pubblico sarebbero diminuite. Così al momento di sostituire il direttivo ho voluto puntare su una figura molto diversa dalla Belli, una professionista capace di fare cose belle con poche risorse. Grazie alle sue iniziative abbiamo assorbito il colpo del taglio dei trasferimenti, che non si è riproposto nel calo dei visitatori, che sono diminuiti percentualmente meno».
Ma sono comunque diminuiti, e di molto, soprattutto nel confronto col 2011 anno record, quando sotto la cupola di Botta transitarono 308mila persone, per un milione e 480mila euro di incassi. Nel 2012 i visitatori, tra Mart, Casa Depero e partecipanti alle attività didattiche, sono stati 183.158. Ovvero, 125mila in meno. Pesa l'assenza di grandi mostre come quella degli impressionisti del Musée d'Orsay, che da sola «fruttò» 163.346 visitatori. Nel 2012 la parte del leone l'ha fatta la mostra «Gina Pane e Afro» con 50.267 biglietti staccati, seguita da «Alice in Wonderland e Postmodernismo» con 44.908 entrate. «Ma il numero delle visite è riduttivo» sottolinea la Collu «la cultura non è dei numeri, e un museo dovrebbe essere aperto anche per un solo visitatore». Certo, se l'unico visitatore fosse «come il mio amico David Rockfeller - considera Bernabé - che ha donato 100 milioni di dollari al Moma di New York» sarebbe tutto più facile. Non è così: i 183mila del 2012 tutti insieme hanno pagato in biglietti di accesso (tra convenzioni e sconti un visitatore su cinque entra gratis) circa mezzo milione. «Se mi avessero detto che venivo al Mart per fare fundraising non ci avrei creduto» commenta la direttrice.
Dato lo scenario, ecco le linee di azione: ottimizzazione delle risorse di quella che si dichiara essere una «macchina eccezionale», aumento delle attività nella Casa Depero, che per il suo essere nel centro storico «meglio si presta a interagire col resto della città» e ricerca di investitori/sponsor privati che possano sopperire ai tagli della macchina pubblica. Anche un utilizzo più razionale delle risorse esistenti e compartecipazione delle realtà del territorio alla produzione culturale. La mostra sul cibo, appena inaugurata, è un primo esempio di come interi settori economici locali, in questo caso la produzione agroalimentare, possano, di fatto, «entrare» al museo, con prodotti, marchi e soldi. Infine, si limeranno le spese. Anche sui consueti inviti su cartoncino alle inaugurazioni (nel 2012 ne sono stati spediti 140.500). Ma.Pf.