Test rapidi, quei positivi ufficialmente non conteggiati ma trattati come contagi «a tutti gli effetti» Trento attende Roma, il Veneto si smarca e li conta

Altri sei decessi nel bollettino covid di ieri in Trentino: la provincia rimane nella fascia di allerta gialla ma aumentano rapidamente le criticità sulla diagnostica e la pressione sugli ospedali.

I ricoveri ora arrivano a quota 299 dei quali 28 sono curati in alta intensità e 24 in terapia intensiva.

Ieri un tampone molecolare su quattro del migliaio analizzati è risultato positivo: altri 257 contagi rilevati in una giornata che, come sempre a inizio settimana, soffre del calo domenicale dei referti.

Mancano dal bollettino, però, tutti i casi di positività rilevati tramite i tamponi rapidi antigenici, ormai largamente in uso anche in Trentino, negli screening, in farmacia e dai medici di base (ma l'Apss non fornisce il numero di quelli eseguiti).

Al momento, infatti, per una discutibile scelta del ministero della salute, queste diagnosi, che peraltro sono altamente affidabili, non vengono computate e per l'ufficialità almeno statistica (quella sanitaria è un altro capitolo) è necessario un tampone molecolare, che richiede una più laboriosa analisi in laboratorio.

In Veneto, dove i test rapidi sono in uso consolidato ormai dall'estate scorsa anche negli aeroporti, la Regione ha deciso di sommare i positivi rilevati con questo metodo a quelli derivanti dal "classico" esame molecolare.

Nel complesso in Veneto i tamponi quotidiani sono circa 30mila, un terzo dei quali con modalità rapida (processato cioè con uno strumento portatile che restiuisce il referto in un quarto d'ora).

«Tutti, non solo il Trentino, stiamo usando i test rapidi,  seguendo la raccomandazione di un documento del 23 ottobre firmato dall’Iss e dal ministero della salute trasmesso a tutte le Regioni dove si raccomanda l’uso del test antigenico. Poi la scelta di cominciare a conteggiare anche questi casi ovviamente deve essere fatta a livello nazionale e nel momento in cui si fa si devono dare tutta una serie di regole tecniche omogenee su come gestire le situazioni che ci possono essere.

Ma la certezza è che per noi, quando c’è una positività al rapido è positivo a tutti gli effetti a meno che non venga sconfessato da un tampone molecolare», ha spiegato ieri sera il direttore sanitario dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento, per Pier Paolo Benetollo, commentando i dati raccolti dai test antigenici rapidi.

«Tutte le persone che sono positive ci vengono comunicate grazie ad un provvedimento del presidente della Provincia che ha imposto a quelli che fanno i test antigenici di comunicarci quando sono positivi e la persona positiva inizia l’isolamento.
Poi una parte consistente di questi fa altri tamponi. I casi vengono tutti seguiti, dopodiché il dato serve per fare confronti, ma se non si possono fare...», ha aggiunto Benetollo lasciando intendere che la questione andrà al più presto chiarita.

Che sia una buona idea voler includere i test rapidi nel conteggio dei tamponi, lo dice il fisico Giorgio Parisi, dell’Università Sapienza di Roma, commentando la decisione del presidente veneto, Luca Zaia, di inserire anche i test rapidi nel numero dei tamponi, che attualmente comprende solo i molecolari.

«Sarebbe un’ottima cosa - ha detto Parisi - a condizione di distinguere tamponi rapidi e molecolari in modo da poter avere dati uniformi per continuare a seguire l’andamento storico sia a livello della regione sia a livello nazionale».

Secondo il fisico il numero dei tamponi rapidi «è un dato che sarebbe estremamente importante sapere, ma non bisogna fare confusione con altri dati».

Bisognerebbe poi avere gli elementi per capire quanti hanno fatto soltanto il tampone molecolare e quanti anche quello rapido: «Sarebbe essenziale che tutte le Regioni ci dessero questa informazione».

È tanto più importante, ha osservato, alla luce del fatto che «i tamponi molecolari sono sempre più rari, ci si affanna per averli e la disponibilità è scarsa. Di conseguenza in molti casi la prima opzione è il tampone rapido. Sarebbe un sollievo poter avere questi dati perché - ha concluso - vorrebbe dire che il rapporto casi positivi-tamponi è più basso».

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