Donano parte dei loro fegati alla zia malata di tumore: trapianto record grazie a due nipoti
Per la donna, 52enne, non sono state sufficienti i tre cicli di chemioterapia. Dal Ben, direttore dell’azienda padovana: «Sono orgoglioso di poter essere qui e condividere questi successi, la realtà trapiantologica è in costante evoluzione, ma dobbiamo pensare che c’è una catena di solidarietà»
PADOVA. È stato effettuato all’ospedale di Padova il primo trapianto di due porzioni di fegato da donatori viventi su un unico paziente. Per la paziente, una donna di 52 anni, «non sono state sufficienti tre linee di chemioterapia - ha spiegato il professor Umberto Cillo - per questo abbiamo considerato il trapianto».
A differenza delle donazioni tradizionali da vivente, quando a un singolo donatore si esporta il 65% del fegato, due giovani nipoti della donna hanno deciso di donare il 25% del proprio fegato, permettendo il doppio trapianto per ricostruire l'organo della zia. L'intervento è stato illustrato stamane nella sede della giunta regionale, a Venezia. «Stiamo parlando di una realtà, quella padovana, unica nel suo genere sul fronte dei trapianti - ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia - un'eccellenza unica. Mi sento anche di ringraziare i veneti che dimostrano una opposizione alla donazione degli organi in media del 20%, contro un 29% a livello nazionale. La donazione è diventata cultura».
«Sono orgoglioso di poter essere qui e condividere questi successi importanti - ha commentato il direttore generale dell'Azienda Ospedaliera di Padova, Giuseppe Dal Ben - la realtà trapiantologica è in costante evoluzione, ma dobbiamo pensare che dietro a un trapianto c'è una catena di solidarietà: donatore e ricevente con ansie e preoccupazioni, e tra l'uno e l'altro una catena di persone e strutture che li mettono insieme. E poi c'è la nostra squadra di professionisti, che rende possibile queste cose».