Sanità / L’emergenza

Medici in fuga dal Servizio sanitario: “Siamo pagati male e non valorizzati”

Il rapporto realizzato dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo) e dal Censis. Un camice bianco del Servizio sanitario guadagna il 76% in meno di un collega olandese, il 72,3% di un tedesco, il 54,8% di un irlandese

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ROMA. Stipendi al di sotto della media europea, precariato crescente, scarso riconoscimento della propria professionalità, vincoli economici che condizionano la pratica clinica. Sono queste le ragioni della fuga dei medici dal servizio sanitario nazionale secondo un rapporto realizzato dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo) e dal Censis, presentato a Roma. Il rapporto ("Il necessario cambio di paradigma nel Servizio sanitario: stop all'aziendalizzazione e ritorno del primato della salute") passa in rassegna le criticità che riducono l'attrattività del Servizio sanitario nazionale per i medici.

A partire dallo scardinare un luogo comune: "In Italia non c'è un reale shortage di medici poiché sono 410 per 100 mila abitanti, dato superiore a quelli di Paesi come Francia (318 medici per 100 mila abitanti) o Paesi Bassi (390 medici per 100.000 abitanti). Sono invece non attraenti, nel Servizio sanitario, le condizioni di lavoro e le retribuzioni contrattuali", si legge.

Con una retribuzione annua lorda di 109 mila dollari, un medico italiano dipendente del Servizio sanitario guadagna, infatti, in media, il 76% in meno di un medico olandese, il 72,3% in meno di un tedesco, il 54,8% meno di un irlandese. Inoltre, tra il 2015 e il 2023, la retribuzione media ha subito una contrazione in termini reali del 6,1%. Intanto, cresce la precarietà nel Ssn, che è quasi raddoppiata in 10 anni.

Le unità di lavoro annue con contratti di lavoro a tempo determinato o interinale sono passate da 31.564 del 2012 a 57.522 del 2022 con un incremento dell'82,2%. Il fenomeno ha interessato soprattutto il "personale infermieristico, tecnico sanitario, con funzioni riabilitative, vigilanza e ispezione" e i dirigenti sanitari non medici, il cui numero è più che raddoppiato in questo lasso di tempo. I medici sono stati toccati, invece, soprattutto tra il 2019 e il 2022 con un aumento dell'8% del precariato.

"Questi numeri, uniti alle condizioni di lavoro, sono una conferma ulteriore del mancato investimento sulla risorsa chiave della sanità: i medici", si legge nel report. All'origine di questa situazione, secondo Fnomceo, soprattutto la contrazione delle risorse e l'approccio aziendalistico alla sanità che ha caratterizzato gli ultimi 30 anni. "Non si può continuare ad avere una gestione della sanità basata solo su criteri di carattere economicistico. Occorre invertire le priorità: darsi degli obiettivi di salute e, partendo da quelli, allocare le risorse", ha detto il presidente della Fnomceo Filippo Anelli.

È un approccio su cui concordano anche gli italiani, secondo la rilevazione Censis. Il 78,9% è convinto che a decidere su cure e farmaci debba essere sempre e solo il medico senza sottostare a vincoli di budget o finanziari. L'indagine, inoltre, conferma l'importanza attribuita dai cittadini ai medici e al servizio sanitario. Oltre l'84% ha fiducia nei medici del Servizio sanitario nazionale e 8 su 10 dicono che è proprio merito dei medici se ha tenuto negli ultimi, difficili, anni.

Per oltre il 90% il sistema sanitario universalistico italiano è motivo di orgoglio e per il 65,6% dovrebbe essere il principale beneficiario di investimenti, prima della scuola, delle infrastrutture per la mobilità o la previdenza. Per rispondere alle criticità, per il 92,5% è importante l'assunzione di medici e infermieri, per l'87,2% migliorare le loro condizioni di lavoro e le retribuzioni; per l'84,5%, infine, avere troppi medici con contratti temporanei e intermittenti indebolisce la sanità. "I medici sono il volto del nostro Servizio sanitario nazionale, sono coloro che possono tutelare la centralità della salute rispetto a qualsiasi altra esigenza anche di tipo economico", conclude Anelli.

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