Boom di start up innovative, poche su ricerca e salute
È boom di start up innovative in Italia. Cresciute in maniera esponenziale negli ultimi anni, sono infatti passate da 3 nel 2009 a 5.051 nel 2015. Ma ancora basso è il loro valore produttivo e ancora troppo poche, pur se raddoppiate negli ultimi 4 anni, quelle che operano nel settore della salute.
È quanto emerge da uno studio realizzato da I-Com, Istituto per la Competitività, presentato in occasione del lancio del progetto «Hi Future!» dell'azienda farmaceutica Janssen, nato con l'obiettivo di favorire il dialogo tra il mondo della sanità e quello dei giovani e ispirare la nascita di una nuova cultura giovanile sull'innovazione applicata alla salute.
Il 75% delle start up innovative italiane, emerge dallo studio, opera nel settore dei servizi, principalmente di consulenza informatica, e solo il 15% si occupa di ricerca e sviluppo. Quasi la metà sono concentrate in Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Veneto; tuttavia se si considera il numero pro-capite, le prime per densità sono il Trentino Alto Adige e le Marche dove per 100.000 imprese sono rispettivamente 216 e 202 le start-up.
Per quanto riguarda l'impatto economico, la grande maggioranza ha un valore produttivo molto contenuto, e quelle con un valore considerevole - superiore ai 500mila euro - sono poche e concentrate nelle regioni settentrionali. In merito all'attività innovativa, secondo l'analisi, circa una start up su 5 ha depositato un brevetto o registrato un software e, da questo punto di vista le più attive sono quelle che operano nel settore salute: la media di quelle che hanno depositato un brevetto sale a 1 su 4.