Impoverito dall'ex moglie vive con 313 euro mensili
Ridotto sul lastrico dall'assegno di mantenimento versato all'ex moglie, un operaio della Valle dei Laghi in cassa integrazione è costretto a vivere con 10 euro al giorno. Ne riceve 900 al mese, ma ne versa 591 alla ex. Si è rivolto al tribunale di Rovereto per avere una sospensione o una riduzione dell'assegno, ma secondo i giudici non ci sono le condizioni di «necessità e urgenza» tali da giustificare un provvedimento immediato
VALLE DEI LAGHI - "Strozzato" dall'assegno di mantenimento versato alla moglie separata, un operaio della Valle dei Laghi in cassa integrazione è costretto a vivere con 313,52 ero al mese. Non c'è da meravigliarsi se il poveretto non riesca campare con 10 euro al giorno. Sorprendente, invece, la decisione del Tribunale di Rovereto a cui l'uomo si era rivolto per avere una sospensione o una riduzione dell'assegno alla ex: secondo i giudici non ci sono le condizioni di «necessità ed urgenza» tali da giustificare un provvedimento immediato. La causa dunque è stata aggiornata per le prove a settembre con il suo normale iter. Ma nel frattempo l'operaio, dopo una vita a sudare nei cantieri, rischia di finire alla mensa dei poveri.
«Attenzione - sottolinea l'avvocato Elisabetta Valentini legale del coniuge finito in povertà - non è affatto un caso isolato. Nel corso della mia attività professionale di uomini in queste condizioni ne vedo molti. Dal Tribunale mi sarei aspettata una decisione diversa perché se non è grave la situazione di un uomo che vive, anzi non riesce più a vivere con 300 euro al mese, non vedo cosa dovrebbe essere allora urgente. Anche la giustizia dovrebbe rendersi conto che fuori dal palazzo la crisi colpisce fasce sempre più larghe della popolazione, per questo era legittimo aspettarsi una risposta più sollecita e in linea con questi tempi difficili».
Il povero operaio è rimasto schiacciato da due emergenze: dieci anni fa la fine del suo matrimonio, con relative conseguenze affettive e patrimoniali; a febbraio la cassa integrazione e lo spettro della disoccupazione. La separazione, sia pur dolorosa, era stata gestita nel migliore dei modi con un accordo consensuale tra i due coniugi. L'operaio, che allora aveva un buono stipendio, aveva accettato di buon grado di aiutare la moglie versandole un assegno di mantenimento di tutto rispetto. Per dieci anni ha pagato puntuale, poi - arrivato sulla soglia dei 58 anni - la ditta edile della Valsugana per cui lavora è andata in crisi come molte altre. Addio stipendio, è arrivata la cassa integrazione. Sempre meglio della disoccupazione - che pure è dietro l'angolo - ma con 905 euro non riesce più a vivere. O meglio ci riuscirebbe se non dovesse versare all'ex moglie separata un obolo da 591,48 euro al mese.
A questo punto l'operaio ha fatto l'unica cosa possibile. Ha chiesto al Tribunale di Rovereto (dove ora vive la moglie separata, ma non divorziata) di intervenire con un provvedimento d'urgenza per sospendere o ridurre l'assegno. Una richiesta dettata anche dal fatto che la signora, che ora lavora, guadagna di più dell'ex marito. La donna però non ha gradito la richiesta di tagliare le prebende post-matrimoniali e non solo si è opposta ma ha recapitato al suo ex un'ingiunzione di pagamento da 4.000 euro per i mancati adeguamenti Istat degli anni trascorsi.
La parola ora passa i giudici che, con i loro tempi, decideranno. All'operaio non resta che tirare la cinghia, anche se forse non ha più buchi da stringere né lacrime da versare.