Il referendum? Manovra di Parolari
Toni duri, radiografia delle firme depositate in comune e precise accuse ai «mandanti» che ci sarebbero dietro il comitato da poco nato contro la realizzzione del nuovo municipio nel parco Pavese. La risposta di «Liberamente - Cento per cento» non si è fatta attendere e non usa mezze misure.
«In queste ore - scrive il gruppo del sindaco Morandi - si è costituito un comitato con l’obiettivo di promuovere un referendum di “salvaguardia” del parco Pavese ed impedire la costruzione già avviata del nuovo municipio. Visto però il quesito proposto non lo si può che definire fuorviante, generico, fortemente demagogico e politicizzato al massimo. Non è solo un’impressione, ma una certezza, vista la presenza di tutti i consiglieri di minoranza nel comitato promotore e pochi altri. Quesito che segue di pochi giorni la presentazione di una petizione dello stesso identico tenore e colore politico dove emergono consiglieri, ex consiglieri, ex assessori e due ex sindaci (Parolari e Civettini), che hanno impiegato otto mesi per raccogliere le firme. Risultato: 259 adesioni tra le quali 10 nulle in quanto doppie, 37 da residenti fuori comune, 50 da residenti di Nago e 162 da residenti di Torbole. Poche per un comune di quasi 3000 abitanti e per un tema così importante, nemmeno sufficienti per promuovere l’eventuale referendum. Si tratta di firme raccolte con l’intento nascosto di spostare (ancora) il municipio nella ex Pavese, celato da una richiesta generica di salvaguardia di un verde che in parte non c’è».
Ma il gruppo va oltre e chiama in causa proprio l’ex sindaco Giuseppe Parolari: «Non riesce darsi pace rispetto ad un totale e clamoroso fallimento di un progetto megalomane che perdura da vent’anni. Oggi ci riprova tramite i suoi discendenti e i nuovi alleati attraverso un ipotetico referendum. Tale strumento, va ricordato, fu già utilizzato con esito fallimentare in occasione della scelta della destinazione della ex colonia Pavese».
Il gruppo del sindaco analizza poi la situazione attuale al parco Pavese: «Vogliamo davvero lasciare così com’è quel piazzale di cemento privo di identità e destinazione? E soprattutto: dov’erano i promotori del referendum fino ad un anno fa, quando in quel piazzale c’era di tutto: edifici fatiscenti, casette, bagni volanti, sporcizia. Lo stato attuale è transitorio rispetto ad un progetto ambizioso di riqualificazione urbana, con aree pubbliche e riduzione drastica dei volumi. Il nostro progetto va oltre il quesito e la petizione».
La conclusione del gruppo guidato da Morandi: «Nessuna preoccupazione se non il rammarico nel vedere ex amministratori irresponsabili, che di fronte alla concreta opportunità di vedere realizzata (finalmente) un’opera pubblica di grande valenza strategica, voluta da tutti e ad oggi già ad un punto di non ritorno, provino con ogni mezzo ad ostacolarne la realizzazione per pure ripicche ed invidie politiche (atavica “bega” sul municipio) anche al costo di provocare un notevole danno erariale a tutta la comunità, con la speranza di rendere inutilizzabili gli oltre 4 milioni di euro già vincolati su quell’opera.
Chi sogna, quindi, di fermare tutto, dovrebbe anche temere e spiegare il danno economico che arrecherebbe alla comunità in aggiunta a quelli arrecati per anni di cattiva amministrazione. Deve anche spiegare che in ogni caso l’esito del referendum non vincolerebbe l’amministrazione se non a portarlo nuovamente in consiglio comunale».