Le proprietà antitumorali del broccolo di Torbole
Il broccolo di Torbole, noto come «figlio del vento» per l’azione della corrente Pelèr che, da nord-est, impedisce la formazione di ghiaccio sul terreno e ne scioglie la brina, è giunto nei laboratori universitari di Trento.
Come promesso dal vicesindaco di Nago-Torbole Luigi Masato, durante la festa dello scorso anno, il prodotto è stato fatto analizzare al fine di scoprire se fosse realmente provvisto delle proprietà antitumorali. Lunedì sera, presso il «Piccolo Mondo», gli esperti del settore - il presidente dell’Agraria Giorgio Planchestainer, il volto di «Slow Food» Alessandro Armani, il presidente di «Garda Trentino» Marco Benedetti, i produttori (Luca Risatti, Ivan Ghezzi, Matteo Briosi, Aldo Miorelli e Aldo Rosà), Sergio Chiesa e Ruggero Bellotti, il sindaco Morandi e il vicesindaco Masato - hanno partecipato a una conferenza stampa durante la quale il professore di chimica degli alimenti, Fulvio Mattivi, ha illustrato i risultati dello studio effettuato.
«Si tratta di un prodotto unico nel suo genere - ha dichiarato Masato - arrivato a metà dell’XVIII secolo dal veronese, è stato sempre presente sulle tavole dei torbolani ma in maniera altalenante. Pur conoscendo i vantaggi di un alleato come il vento, mi sono chiesto più volte quale fosse il segreto di un prodotto così caratteristico. Grazie all’amministrazione, ci siamo rivolti all’Università di Trento che ha collaborato con la Fondazione Mach. Speriamo di poter dare un risalto turistico, in Trentino le piccole quantità fanno la differenza sulla qualità».
«Dobbiamo ringraziare questo gruppo di produttori - ha detto Armani di Slow Food - nel 2008 avevamo 8.000 piante, ora siamo a 100.000. Lo scorso anno avevamo deciso di interrompere il progetto che coinvolgeva 30 ristoratori, scelti dal 2015, con l’onere di creare almeno una ricetta utilizzando il broccolo durante la sua stagionalità, poiché rischiava di passare il messaggio sbagliato: il broccolo “salvato” da Slow Food come prodotto in via di estinzione, invece era l’esatto contrario. Quest’anno, date le molte richieste, abbiamo reintrodotto tale progetto».
«Speriamo in ottimi risultati anche per questa raccolta - ha detto Luca Rigatti, portavoce dei produttori - siamo produttori volenterosi che lavorano grazie all’appoggio di persone come Sergio Chiesa, Aldo Miorelli e Ruggero Bellotti».
«Abbiamo cercato di capire quali fossero le caratteristiche nutrizionali e sensoriali del broccolo di Torbole - ha spiegato Fulvio Mattivi, docente presso il Centro agricoltura alimenti ambiente - è tra le verdure più coltivate ed è ricco di glucosinolati, composti stabili sintetizzati dalla pianta che, grazie a un enzima, producono principi antitumorali».
La ricerca ha comparato il prodotto locale con altri cavolfiori e broccoli di varie zone d’Italia, con diversi metodi di cottura. «La cottura a vapore è la più appropriata - ha detto il docente Mattivi - per preservare le caratteristiche nutrizionali (quasi il 98% rispetto alla cottura ad immersione che ne lascia il 45%). L’ideale è di 10 minuti per il fiore, 5 per le foglie. Se lo si lascia scongelare, si ottiene un aroma piccante. Il consiglio è un consumo frequente a piccole dosi. Il broccolo di Torbole ha un elevato contenuto dei glucosinolati, massimo nelle raccolte precoci, superiore al romanesco, a tutti i cavolfiori, a cavolo e verza».