Una grande folla commossa per l'ultimo saluto allo chef Marco Delaini
La chiesa di Pieve di Tremosine non è bastata per contenere le centinaia di persone accorse per l'abbraccio al noto ristoratore, morto a soli 48 anni a causa di un malore che lo ha colpito nella sua trattoria di Gargnano
LA TRAGEDIA Marco Delaini colpito da un malore nel suo ristorante di Gargnano
TREMOSINE. A dare l’ultimo abbraccio a Marco Delaini, noto ristoratore di Gargnano morto a soli 48 anni a causa di un malore improvviso nella sua “Trattoria Fornico”, è stata una folla gremita di familiari, parenti e amici che ne hanno salutato l’anima generosa con la consapevolezza di ritrovarne il sorriso nonostante le differenti strade del destino.
Tantissimi i bambini e i ragazzini presenti per Lorenzo e Isac, i figli di Marco e Giada; duecento persone all’esterno della chiesa.
Erano presenti anche alcuni cittadini di Ledro, cari alla famiglia date le origini ledrensi (Barcesino) della madre dello chef.
La funzione, iniziata alle 15 di oggi, 28 novembre, è stata concelebrata dai parroci delle frazioni in cui ha vissuto Marco: l’infanzia a Pieve di Tremosine, la vita con la moglie e i figli a Gargnano, dove aveva avviato la Trattoria Fornico di Gargnano.
"Oggi - ha detto, fra l'altro, il parroco di Gargnano, Carlo Moro - ci sentiamo inadeguati, carissimo Marco, tutti insieme coralmente qui ti diciamo grazie per la tua bontà, sempre luminosa e accogliente. Grazie per la testimonianza di laboriosità e tenacia nell’affrontare la vita specie nei momenti di più difficoltà, grazie al tuo sguardo fiducioso nel difendere ciò che amavi e ciò in cui credevi. Grazie per aver dedicato il tuo tempo per il bene dei tuoi cari e del tuo prossimo. Grazie per tua schiettezza e grazie per non aver mai nascosto la fragilità, per ricominciare di nuovo".
Toccante la testimonianza scritta lasciata dagli amici dello chef: "Marco, il dolore di queste ore ci ha paralizzato, lacrime brividi domande ricordi hanno riempito questo giorno, il cuore non accetta tu non sia più fra noi così la nostra mente, a questo nostro rifiuto c’è una spiegazione: hai vissuto la tua vita così viva che ci pare impossibile sia terminata, pensandoti rivedo il tuo sorriso che accendeva gli altri, i nostri, sorrisi, le tue mani che donavano qualunque cosa tu potessi donare, hai creduto nella vita e hai saputo spostare le montagne, il tuo cuore ci ha ospitati uno a uno, hai saputo pronunciare i nostri nomi facendoci sentire importanti e unici, la tua quotidianità sempre donata e condivisa, ti sei sempre preoccupato di riporre gioia nell’anima di chi ti si avvicinava, sapevi guardare il cielo e ringraziare per ciò che avevi, occhi neri brillavano di stupore di fronte a molteplici miracoli giornalieri e facevi tutto con passione, contemplando ciò che la tua mente, il tuo cuore e le tue mani ti permettevano di creare".