Tra Veneto e Trentino scoppia una nuova guerra sulla Marmolada: stavolta riguarda una seggiovia
La società Marmolada Srl ricorre al Tar contro il no alla sostituzione del vecchio impianto “Sass de Mul” e chiede un risarcimento di 8,5 milioni di euro
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IMPIANTI Nuova cabinovia Malga Ciapela-Capanna Bill
TRENTO. Scoppia la guerra, l’ennesima, della Marmolada a cavallo tra Veneto e Trentino. La società bellunese Marmolada Srl si scaglia contro il comune di Canazei e la Provincia di Trento, colpevoli di aver negato l'autorizzazione per la sostituzione della vecchia seggiovia “Sass de Mul”.
Con un ricorso depositato al Tar di Trento, la società chiede un risarcimento di 8,5 milioni di euro.
“Era un impianto previsto anche dalla pianificazione urbanistica provinciale, come ribadito dal Consiglio di Stato: quel no era illegittimo. Abbiamo subito un notevole danno economico, che adesso va ristorato”, affermano dalla società che dal 1965 gestisce la funivia che da Rocca Pietore porta a Punta Rocca.
I fatti
Nel 2007 Marmolada srl chiede per la prima volta a Provincia autonoma di Trento e comune di Canazei l'autorizzazione a sostituire la vecchia sciovia “Sass del Mul”, dismessa un anno prima. “Era ed è a tutt'oggi un impianto di fondamentale importanza per estendere la stagione sciistica, perché garantisce la possibilità di sciare sempre in quota senza dover scendere alla stazione di Malga Ciapela per poi risalire”, spiegano dalla società bellunese.
La richiesta quindi è chiara, ma per dieci anni Provincia autonoma e Comune di Canazei non danno alcuna risposta definitiva. La stessa Marmolada srl parla di “solleciti continui e risposte interlocutorie” e questo fino al 2017 quando i due enti optano per il no.
Nel frattempo, però, la stessa Provincia Autonoma – attraverso il cosiddetto “Programma Marmolada” che si inserisce all'interno della pianificazione urbanistica provinciale – definisce l'impianto “esistente da rinnovare”. Non solo: la Regione del Veneto lo ammette – già nel 2013 – a possibile contributo.
Ne nasce un contenzioso amministrativo, ricorda la società veneta, che arriva fino al Consiglio di Stato che – con sentenza del 2023 – dichiara che Provincia e Comune non potevano negare l’autorizzazione, né sul presupposto della mancanza del requisito della conformità urbanistica perché l’impianto non era previsto dal piano regolatore generale di Canazei, né per la mancata stipula di un accordo di programma fra la Pat e la Regione.
Da qui la richiesta di risarcimento danni, che tiene conto dell'incremento dei costi per la realizzazione dell'impianto e dei mancati introiti della gestione.
“È una vicenda paradossale che speriamo possa essere sanata: la nostra richiesta era evidentemente legittima”, sottolineano dalla società, che ora resta in attesa del verdetto del Tar.
“Spiace constatare che si sia creato un danno a una realtà che da anni tiene viva la Marmolada, promuovendo le sue bellezze e il suo immenso patrimonio storico e umano. Se il massiccio e le sue valli – sia sul versante bellunese che trentino - possono crescere in modo sostenibile è anche grazie al nostro lavoro e a quello dei tanti nostri collaboratori”, la conclusione.