Diga e bacino sul Vanoi: un forte no anche dagli agricoltori di Coltivare Condividendo
La nota associazione bellunese che promuove un rapporto sano con la terra ricorda rischi, criticità e alternative al progetto che dovrebbe portare acqua a colture di pianura a Vicenza. "Invece di sostenere ancora il modello intensivo, il ministero dovrebbe finanziare le tecniche innovative e sostenibili che usano l'acqua con parsimonia"
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BELLUNO. Si allarga anche nel Bellunese l'opposizione al progetto di un consorzio padovano/vicentino di diga e bacino irriguo per la pianura da creare lungo il torrente Vanoi, al confine fra Trentino e Veneto, dopo il no di vari enti locali e del Club alpino italiano.
Interviene ora la nota associazione bellunese Coltivare Condividendo, che si dedica da svariati anni al recupero della biodiversità locale e alla promozione di metodi di coltivazione sana e sostenibile. Si tratta di una realtà che ogni anno, con le sue iniziative, coinvolge diverse migliaia di persone, a cominciare dall'appuntamento ormai tradizionale con la fiera autunnale "Chiamata a raccolto".
"Un agire - scrive l'associazione - che ci ha dato e ci dà molte soddisfazioni e coinvolge davvero tante persone, che ha visto nascere reti e progetti dal basso molto interessanti e partecipati.
Riteniamo che, un aspetto importante del nostro agire sia anche il distogliere lo sguardo dal nostro orto o campo e osservare ciò che ci accade attorno. In questi ultimi mesi questo guardare al nostro territorio ci ha turbato non poco a causa del progetto del Consorzio di bonifica del Brenta che prevede la costruzione di una diga sul torrente Vanoi in Primiero.
Più che una Diga è un immenso serbatoio (dato che la produzione idroelettrica è irrisoria) che metterà a disposizione dei coltivatori intensivi di mais e fieno (prevalentemente a uso zootecnico) del Vicentino grosse quantità di acqua.
La diga/serbatoio sarà alta fino a 110 metri e avrà un volume di 33 milioni di metri cubi d'acqua.
La diga è stata più volte bocciata nel corso degli anni a causa della pericolosità geologica del luogo, infatti ambo le sponde della Val Cortella sono di grado P4 elevata (il massimo grado censito).
Ciò che ci turba parecchio è l’aver letto che le ripercussioni in caso di emergenza prevedono che Fonzaso e il lago del Corlo verrebbero cancellati. Devastazioni anche in altre aree del Feltrino, Canal del Brenta fino a Piazzola.
Ma le criticità di questa diga/serbatoio non sono solo queste. Tante altre sono state evidenziate da tecnici ed esperti, da componenti del Comitato che si oppone a questa opera ma anche da istituzioni come la Provincia di Trento e svariati Comuni trentini e bellunesi.
Noi, nel nostro piccolo vorremmo evidenziare con forza una serie di aspetti agricoli che ci portano a dire no a questa opera costosissima e potenzialmente pericolosa Innanzitutto evidenziamo con forza che questa diga/serbatoio è inutile dato che ci sono valide alternative, che ci possono fornire una quantità ben maggiore di acqua (un milione di mc) senza creare criticità e con costi nettamente minori.
Un metodo sperimentato da decenni (a quanto ci risulta anche il Consorzio ha partecipato a uno di questi progetti finanziati) è quello dell’incremento delle falde tramite l’uso di aree forestali di infiltrazione (AFI) alimentate anche durante eventi di morbida del fiume Brenta attraverso canali da realizzarsi ad hoc.
Facciamo nostre anche le osservazioni di Cai Sat e altri che indicano come alternativa a questo serbatoio il pulire dai sedimenti gli invasi esistenti, il che permetterebbe di recuperare quantità di acqua uguali se non superiori a quelli della diga prevista.
Altro progetto molto interessante la bonifica delle acque reflue.
Ma l’aspetto che a noi sta più a cuore è quello che ci porta ad affermare che dobbiamo smettere di alimentare un sistema agricolo insostenibile. Un sistema agricolo (super finanziato) mai sazio di acqua e pesticidi, incurante di inquinamento delle falde, di fertilità del suolo, di una naturalità smarrita da tempo.
Si vuole produrre sempre più quantità, aumentare i tagli di fieno e cicli di coltivazione del mais incuranti dei danni che si possono causare ad ambiente, salute e territorio.
Va ricordato che oltre il 40% dell'acqua usata in Italia è a fini agricoli.
Certo le alternative ci sono, sono molti gli esempi virtuosi che credono in un coltivare sano e sostenibile, che si aprono a coltivazioni e tecniche agricole virtuose, dosando adeguatamente l’acqua con metodi innovativi e molto efficienti.
Ci chiediamo perché il ministero dell’Agricoltura finanzia un un milione di euro la diga/serbatoio e non utilizza invece quel denaro per finanziare impianti d’irrigazione innovativi ed efficaci per sostituire quelli vetusti e spreconi.
Ovviamente uniamo le nostre voci alle tante che già su sono opposte a questa opera (sperando ce ne siano molte altre di voci, soprattutto di amministratori bellunesi) che non lascia nulla di buono a questo nostro territorio, una ennesima azione predatoria, imposta con arroganza", conclude Coltivare Condividendo.