Padrin: diga sul Vanoi progetto sbagliato come il Vajont, farò il possibile per fermarlo
Il sindaco di Longarone e presidente della Provincia di Belluno ha ribadito l'impegno alla manifestazione contro il progetto di costruzione di un invaso da oltre 20 milioni di metri cubi, sul corso del torrente Vanoi. Favero (Pd veneto): "Le perplessità di Zaia sono tardive, la montagna subisce errori di gestione, commessi specialmente in pianura da chi governa la Regione da oltre 25 anni"
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LAMON. "La diga, quella del Vajont, è ancora là, un monumento all'ingegno umano, negli anni Sessanta la diga più alta del mondo. Eppure l'ingegno umano ha fallito nell'anteporre la logica del profitto alla cura dell'uomo e all'ascolto della natura".
È tracciando un parallelo con il tragico manufatto che domina sul suo paese che Roberto Padrin, sindaco di Longarone e presidente della Provincia di Belluno, ha iniziato il suo intervento sabato, a Lamon (Belluno) nel corso della manifestazione di protesta contro il progetto di costruzione di un invaso da oltre 20 milioni di metri cubi fra Trentino e Veneto, sul corso del Vanoi.
Quella del Vajont è "una diga creata in un luogo sbagliatissimo - ha aggiunto - come sbagliatissima sarebbe la valle del Vanoi, individuata come zona P4 nel Piano di assetto idrogeologico, che significa 'pericolosità da frana molto elevata'".
Secondo Padrin "se il tema è quello della siccità, finora non è stata neppure considerata l'alternativa di migliorare le infrastrutture di irrigazione, e neppure quella di un cambio delle colture, con un'agricoltura più adatta alle mutate condizioni ambientali e climatiche. La Provincia ha detto fin da subito no, con atti ufficiali - ha concluso - e farò tutto ciò che mi sarà possibile per fermare questa opera".
Per parte sua, Matteo Favero, responsabile ambiente e infrastrutture del Pd Veneto, commentando la manifestazione di protesta di ieri, sottolinea le colpe della Regione Veneto nella programmaizone territoriale.
"Le perplessità del presidente Zaia sul progetto della diga sul Vanoi sono tardive. Da quando l'ipotesi di una diga sul Vanoi è sembrata un'opzione concreta, il Pd del Veneto, e in particolar modo il Pd della Provincia di Belluno, insieme a tanti comitati e cittadini oggi riuniti a manifestare a Lamon, si è subito schierato contro questo progetto, che rischia di diventare un secondo Vajont.
La potenziale ubicazione dello sbarramento è infatti la franosa Val Cortella, un'area che la stessa Provincia autonoma di Trento ha indicato nella Carta di sintesi della pericolosità come di livello di rischio massimo. Per combattere siccità e piene, spesso causate dal cambiamento climatico oggi sempre più evidente in Veneto, dobbiamo costruire meno, terminare i dieci bacini di laminazione mancanti, implementare il piano 'laghetti' promosso dall'Anbi-Coldiretti, rendere i nostri territori nuovamente drenanti.
La montagna veneta e le sue comunità non possono più far fronte alle necessità e gli errori di una gestione del territorio sbagliata, e fatta specialmente in pianura - conclude - da chi governa la Regione da oltre venticinque anni".