Cani avvelenati
Sono sei i casi di sospetto avvelenamento di cani, riscontrati tra le valli di Fiemme e Fassa: tre casi in Val di Fassa e tre in Val di Fiemme, in zone di rischio circoscritte. La prima è la Val San Nicolò, a Pozza di Fassa, dove la notizia è dello scorso 25 aprile. Un turista ha visto morire il suo cane dopo aver inghiottito qualcosa in passeggiata. Vana la corsa dal veterinario come per una signora di Pozza che ha visto morire il suo cane tra atroci sofferenze. Sorte più felice ma non meno drammatica per il proprietario di un bovaro del Bernese, residente in Fassa che, il 26 aprile scorso ha salvato in extremis il suo cane di pochi mesi, che aveva leccato qualcosa di avvelenato sempre in Val San Nicolò.
Compresa la gravità della situazione, il proprietario ha cercato di far vomitare l’animale e lo ha portato al Centro veterinario di Vigo, dove la dottoressa Valentina Bongiorni ha provveduto alla disintossicazione. «Il cane è arrivato per fortuna in tempo in studio, anche se presentava già chiari segni di avvelenamento: vomito, disturbi neurologici e motori e non controllo degli sfinteri. Abbiamo raccolto il vomito per far fare delle analisi alla Usl veterinaria zonale e per sapere l’entità del veleno inghiottito».
Diversi casi sono stati segnalati anche da proprietari di cani di Fiemme, nelle zone di Panchià, Predazzo e Ziano. Uno degli ultimi casi recenti riguarda un lupo cecoslovacco di 8 mesi a Panchià, che dopo esser stato in passeggiata, sulla ciclabile che va da Ziano a Predazzo, è stato portato all’ambulatorio L’Arca di Moena per sospetto avvelenamento. Anche secondo la dottoressa Francesca Povolo, la prima cosa da fare è far vomitare il proprio animale e, se possibile, raccogliere il vomito e la diarrea per farli analizzare all’istituto Zooprofilattico. Altri due cani, un labrador di due anni di Panchià, e un lupo di Predazzo, dopo una passeggiata nel bosco verso Sottosassa (il bosco verso Bellamonte), sono stati soccorsi d’urgenza per evidenti sintomi di avvelenamento.
Importante quindi fare attenzione, monitorare il territorio e segnalare i fatti al veterinario dell’Asl. Recentemente il Ministero della Salute ha prorogato l’ordinanza concernente norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o bocconi avvelenati, che stabilisce non solo il loro divieto di preparazione ed utilizzo, ma anche l’obbligo di segnalare alle autorità competenti i decessi degli animali avvelenati e di denuncia per i veterinari che diagnostichino morti da sospetto avvelenamento. Così è avvenuto per le due valli, dove i veterinari hanno avvisato subito la Usl di Predazzo e l’Istituto Zooprofilattico di Trento. «L’importanza del ruolo della denuncia è sottolineato da un’ordinanza del febbraio 2015 - ricorda il dottor Giovanni Farina dell’Istituto Zooprofilattico di Trento - che, in caso di decesso ma anche di sopravvivenza, obbliga il proprietario dell’animale a darne immediata comunicazione all’autorità competente (servizio veterinario, forze dell’ordine, forestali), mentre le indagini che stiamo svolgendo verranno rivelate attraverso comunicazione agli organi ufficiali».